2014

Esclusiva FS.it – Intervista al Prof. Avv. Lucio Colantuoni

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Abbiamo il piacere di intervistare uno dei maggiori esperti di diritto sportivo italiano ed internazionale, il Prof. Avv. Lucio Colantuoni.

Caro Prof. Colantuoni, sfogliando il Suo Curriculum è evidente come lei abbia maturato in questi anni una profonda conoscenza ed esperienza in ambito giuridico-sportivo. Può, brevemente, riepilogarci i suoi principali incarichi?

Anzitutto, sono Avvocato in Savona, Genova e Milano, dove fornisco consulenza a diverse Federazioni Sportive Nazionali e Leghe, oltre che a Società ed Atleti, a livello nazionale ed internazionale.
Oltre a ciò, sono Docente del corso “Diritto sportivo e contratti sportivi” presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano, nonché direttore scientifico e didattico del Corso di Perfezionamento in “Diritto sportivo e giustizia sportiva” presso la medesima Università. Questo corso e’ giunto alla sua nona edizione e siamo proprio ora in fase di raccolta delle iscrizioni che si chiuderanno ai primi di dicembre; speriamo di avere, come ogni anno, un buon successo stante la unicita’ del corso, che specializza nuovi avvocati interessati al diritto sportivo che trovano interessanti opportunita’ di lavoro in un settore in forte crescita. .

Sono poi stato componente della Commissione disciplinare della Lega Calcio Serie A e Presidente della Lega di Pallanuoto. Tuttavia, l’incarico che mi rende maggiormente orgoglioso e che considero come punto fondamentale della mia carriera è la nomina ad Arbitro e Mediatore presso il TAS-CAS di Losanna.

 

Ha appena menzionato l’incarico presso il TAS di Losanna, può spiegarci brevemente a cosa si fa riferimento quando si parla di arbitrato in materia sportiva?

L’arbitrato è generalmente un procedimento giurisdizionale che costituisce lo strumento alternativo alla via ordinaria. Gli arbitri, dunque, non sono altro che quei soggetti ai quali viene affidata la risoluzione di dette controversie per comune volontà delle parti. In particolare, in ambito sportivo è stato istituito il Tribunale Arbitrale dello Sport con sede a Losanna, Svizzera. Nato nel 1981, è stato costituito dal CIO nel 1984 con l’obiettivo di risolvere le controversie sportive di carattere transnazionale all’interno dell’ordinamento sportivo mondiale innanzi ad un’istituzione arbitrale indipendente che emanasse un lodo assimilabile alla pronuncia del tribunale ordinario. Dal 2003 il TAS è ufficialmente diventato indipendente dal CIO. Li vengono decise le più importanti controversie sportive a livello internazionale, dalle questioni calcistiche (transfers, indennità di preparazione, violazioni contrattuali) a quelle di doping (soprattutto ciclismo ma anche altri sport) alle questioni in occasione dei giochi olimpici. Il massimo livello quindi. 

 

Fatta questa premessa, veniamo ad affrontare la situazione dello sport in Italia. In particolare, cosa ne pensa del momento del settore calcistico in Italia?

Il calcio deve oramai essere visto nell’ottica non soltanto di una mera attività agonistica , ma anche come un movimento economico di assoluto rilievo attraverso il quale vengono gestite ingenti risorse finanziarie, mediante un’attenta e minuziosa programmazione. Quello che si deve comprendere è che, con il passare degli anni il calcio, ma questo vale per tutto il movimento sportivo in generale, ha subito delle rivoluzioni che in Italia sono state recepite tardivamente. Basti pensare che fino a pochi anni fa il nostro campionato di Serie A era senz’altro quello qualitativamente più invidiato.

Probabilmente, a cavallo tra la fine degli anni novanta e l’inizio del nuovo millennio è mancata una spinta all’innovazione che, invece, in altri Paesi sono riusciti a cogliere in maniera più tempestiva ed efficace.

Rinnovatisi i vertici federali, da più parti vi è la concreta speranza che si possa finalmente innescare un processo virtuoso di riforme, anche se per colmare il gap con le altre maggiori realtà europee sarà senz’altro necessario intraprendere un lungo e non facile percorso di rinnovamento.

 

Quale pensa possa essere uno dei punti da cui ripartire. Da molte parti si sostiene che si debba incominciare a pensare a una riforma del settore giovanile?
Uno dei tanti fattori su cui provare a risollevare il calcio italiano, e il movimento sportivo in generale, ai più alti livelli e non solo è rappresentato certamente dal settore giovanile. Una riforma in tal senso purtroppo non sarà facile da applicarsi in un Paese come il nostro, dove il bisogno – quasi esasperato – di risultati vincenti nel più breve tempo possibile spesso prevale su ogni altro aspetto.
Spesso, le Società, infatti, spinte dalla necessità immediata di eccellere nei propri campionati di appartenenza cercano di trovare atleti già pronti e formati, riducendo gli investimenti interni dedicati al miglior sviluppo del proprio settore giovanile.

Probabilmente si renderebbe necessaria una gestione più oculata e di prospettiva da parte dei clubs i quali dovrebbero rendersi protagonisti nel progettare la crescita e lo sviluppo dei propri settori giovanili.

 

Cosa pensa del modello inglese da importare eventualmente sul mercato dei giocatori extracomunitari?

Il modello inglese, in merito al tesseramento dei calciatori, è diverso rispetto agli altri Paesi Europei. Infatti, in Inghilterra il tesseramento di extracomunitari è illimitato, anche se ciascun Club può avere, al massimo, tre calciatori contemporaneamente in campo. In ogni caso, dopo i cinque anni di permanenza in Inghilterra, il calciatore è automaticamente ‘assimilato’ a un comunitario. La possibilità per un calciatore proveniente da un Paese non appartenente all’Ue o all’Eaa di giocare in Inghilterra è, comunque, subordinata alla concessione, da parte delle autorità inglesi, di uno speciale permesso di lavoro rilasciato dall’Ufficio del Lavoro per gli Immigrati del Dipartimento per la Formazione e l’Occupazione (OLS), solo se un calciatore abbia giocato per il suo Paese, nei due anni precedenti la data di applicazione, almeno il 75% delle gare ufficiali della Nazionale per le quali poteva essere convocato (viene tenuto in considerazione il caso di esclusione per infortunio); inoltre, il Paese di provenienza del calciatore deve avere occupato, in media, nei due anni precedenti la data di applicazione, almeno il 70esimo posto nella classifica ufficiale per nazioni della FIFA.

Pertanto, si tratta di un modello molto complesso e delicato soprattutto sotto il profilo della discriminazione razziale ma che ciononostante può essere un ulteriore strumento tendente a disincentivare l’acquisto di un calciatore straniero da parte dei Club italiani in favore dei nostri giovani calciatori.

 

Cosa pensa della “third party ownership” ovvero la c.d. TPO?

E’ una pratica negoziale che ha avuto origine nel Sud America. Più precisamente, la TPO si ha quando un soggetto giuridico, diverso dal Club con il quale un giocatore ha un contratto di lavoro, quale ad esempio un ente privato, una banca, una società commerciale o un fondo d’investimento, detenga la titolarità dei c.d. “diritti economici” sul valore di un futuro trasferimento di un calciatore da un Club sportivo ad un altro. La TPO, dunque, altro non è che un investimento sulla formazione e valorizzazione economica dei giovani giocatori. Non tutti sono però favorevoli. Da un lato, infatti, la FIFA non vieta gli accordi TPO, ma condanna il fatto che un soggetto terzo rispetto a Club e giocatori possa influenzare la politica, l’indipendenza e il processo decisionale dei Club stessi, mentre la UEFA li vieta a priori. E’ chiaro che, di fronte ad accordi di questo tipo, è difficile non scorgere una situazione di tensione giuridica rispetto all’unica previsione contenuta nei regolamenti FIFA in materia di TPO (o TPI come preferisco definirla io: third party investment): il divieto di “influenze di parti terze” sulle vicende tecniche e societarie di una squadra di calcio, contenuto nell’articolo 18bis delle norme sullo Status e i trasferimenti dei calciatori che prevede sanzioni a carico dei Club responsabili. Ma io penso che se effettuate nel rispetto della normativa FIFA, queste operazioni sono possibili, lecite e portano beneficio al movimento calcistico, come conferma la costante giurisprudenza del TAS. Ma occorre predisporre contratti in modo attento anche per essere conformi alle prescrizioni del Fair Play Finanziario.

 

Siamo giunti alla conclusione di questa piacevole intervista, durante la quale, a molti appassionati, sarà sicuramente cresciuto il desiderio di cimentarsi in una sfida professionale nel settore giuridico sportivo. A suo modo di vedere, cosa deve fare chiunque voglia fare questo tentativo?

Al giorno d’oggi, è avvertita come necessaria – se non indispensabile – l’esigenza di maggiore professionalità in ambito giuridico-sportivo. Come quello che, come detto, offriamo annualmente alla facolta’ di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Milano.

Cordiali saluti

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