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ESPERTO CINA: “La cessione del Milan? Una vicenda opaca dai tempi di Mr. Bee”

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Renzo Cavalieri è docente di Diritto dell’Asia orientale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Al Corriere della Sera ha parlato così dell’ingresso dei cinesi nel Milan e nell’Inter:

 

“Per me non c’è partita: sono due casi molto differenti quelli di Milan e Inter. Suning è una realtà solida e articolata, con rami di business da tempo nel sistema-calcio della Repubblica Popolare. Anche per questo l’acquisizione dell’Inter è filata liscia: il progetto era chiaro e non c’erano contraddizioni con le regole cinesi. Pochi mesi di trattative, poi il closing. Per quanto riguarda il Milan ma non è certo una novità, mi pare che ancora si debbano chiarire aspetti fondamentali come l’identità precisa della nuova proprietà e il futuro gestionale della squadra.

Ogni investimento estero che abbia origine in Cina ha bisogno di specifiche autorizzazioni, in particolare da parte di tre enti: la National development and reform commission (Ndrc), il Ministero del Commercio (Mofcom), infine (e forse la più importante), la State administration for foreign exchange (Safe). Prima di fornire il nulla osta, ognuno di questi attori verifica la coerenza tra le attività in patria e l’investimento all’estero. Insomma, se si possiede una società farmaceutica e si desidera acquistare una catena di ristoranti (o viceversa) scattano controlli e freni.

Non direi che le regole sono cambiate di recente. Mi risulta soltanto che Pechino abbia deciso di stringere le maglie ma le regole applicate sono sempre le stesse. Negli ultimi tempi è uscito molto denaro dal Paese, in parte con logica industriale, in parte assolutamente no: in molti casi si è trattato anche di investimenti fittizi, che nascondevano fughe di capitali o forme di evasione fiscale.

Se il ritardo dell’operazione dipende dal mancato ottenimento delle necessarie approvazioni cinesi, forse sì. Tutta la vicenda Milan appare abbastanza opaca sin dai tempi di mister Bee, l’imprenditore sino-thailandese che rappresentava capitali cinesi: finito nel nulla. Poi buco temporale, nomi che saltavano fuori come generati da un computer e infine il consorzio guidato da Li Yonghong, finanziere di cui mi pare che gli stessi cinesi sappiano piuttosto poco.

Il denaro può non bastare a portare a compimento un affare simile. Ci vogliono risorse umane e manageriali per guidare una società come il Milan. Non mi sorprende la prudenza da parte delle autorità di controllo della Cina: a rischio è la credibilità di un intero sistema.

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