HANNO DETTO
Florenzi: «L’obiettivo è la Champions League, dopo l’infortunio ho pensato di smettere»
Alessandro Florenzi, terzino del Milan, ha parlato del recupero dal suo infortunio e degli obiettivi stagionali dei rossoneri
Alessandro Florenzi, terzino del Milan, è stato intervistato da Carlo Pellegatti per StarCasinòSport. Le sue dichiarazioni:
MILAN-TOTTENHAM: «Con il Tottenham sicuramente i ragazzi hanno fatto una prestazione importante, una prestazione che serviva a tutto il gruppo in questo momento. Abbiamo passato dei momenti non facili tutti insieme, anche io l’ho sentito da fuori molto non potendo aiutare dal di dentro, ho cercato di dare quel che potevo dare. La squadra ha fatto una partita sontuosa, tra poco ci sarà il ritorno e dobbiamo dare tutto noi stessi per continuare questo sogno».
MANCANZA DEL MILAN E VICEVERSA: «Un po’ tutt’e due… La gioia di vedere negli occhi dei ragazzi, che mi hanno dato tanta forza, mi è mancata… Mi è mancato tutto il mondo Milan e spero che anche io sia mancato a loro».
INFORTUNIO: «Non è lo stesso infortunio, ma uno muscolare diverso dagli altri che ho avuto: è traumatico. È un infortunio che difficilmente si vede in questo sport. Sono cose che accadono. Le prime settimane non sono state facili; per fortuna ho avuto la mia famiglia dietro che mi ha aiutato. Ero di più che sconfortato. Non lo nego: i sono stati alcuni frangenti in cui volevo mollare tutto. Mi sono chiuso nella cosa più importante che ho è che la mia famiglia e mi hanno aiutato ad uscire da questo loop mentale che avevo… Mi è bastato vedere il pallone e mi è tornata la voglia».
OBIETTIVI: «Eravamo partiti per vincere lo Scudetto, era un obiettivo molto chiaro come in tanti abbiamo detto e proclamato. Poi, ci sono gli avversari… Se il Napoli dovesse continuare questa sua striscia saremo i primi a far loro i complimenti. Ora l’obiettivo è la qualificazione alla prossima Champions League. Faremo di tutto per rivivere serate come quella con il Tottenham. Stiamo cercando di fare di tutto per non avere rimpianti a fine stagione. Gennaio? Un mese un po’ così, non siamo riusciti a trovare la giusta motivazione per fare meglio. Si sono dette altre cose che ci hanno fatto ridere in spogliatoio; hanno tirato fuori cose che… Hanno avuto anche tanta fantasia, fa veramente molto sorridere; anche noi ci siamo fatti una serata sopra e siamo andati avanti».
NAPOLI: «Aveva già fatto molto bene l’anno scorso. Io ho tanta stima di Spalletti e secondo me parte tutto da lui. Ho un ricordo positivo di lui. Ho tanta stima per l’uomo e per l’allenatore. Il segreto del Napoli sta nell’avere un mister capace di far esprimere i giocatori a pieno».
ARRIVO AL MILAN: «Ero fuori rosa alla Roma e il Milan mi ha cercato più di tutte. Avendo un grande trascorso con Massara, che mi aveva cercato anche un anno e mezzo prima che andassi al Valencia quando ero ormai in aeroporto, ma avevo preso un impegno, ho detto che quando doveva essere sarà. Valencia mi ha dato tantissimo. Poi il PSG mi ha cambiato, grande spogliatoio con grandi campioni».
PRIMO GOL E SCUDETTO: «Il primo gol al Milan mi ha dato una bella emozione. I compagni mi dicevano che non era una bella punizione, ma l’importante è che è finita dentro, che ti frega… A Verona il gol ha tolto le castagne dal fuoco; venivo da un problema al ginocchio e abbiamo fatto di tutto per rientrare in quella gara, anche un po’ rischiando perché potevo dare anche in 5 minuti il mio contributo. Mi ritengo bravo a calciare al volo, ma c’è uno più bravo di me: Fabio Quagliarella, giocatore fantastico sotto tanti punti di vista e per questo aspetto è il migliore di tutti. Il primo crociato e l’ultimo infortunio l’ho vissuto lì. Poi a Reggio ho vinto il campionato e fatto l’esordio da capitano in nazionale. Quindi siamo 2-2 palla al centro. Scudetto emozione indescrivibile».
RISCATTAMI PAOLO: «Era una cosa goliardica. Ma ci tenevo, perché vedevo quello che avevamo costruito. Prima dello Scudetto avevano già fatto passi in avanti con la Roma, quindi quando è uscita quella frase era già tutto fatto. C’era e c’è volontà di andare avanti insieme».
SPOGLIATOIO MLAN: «Tanti li conoscevo, c’erano tanti italiani e tanti francesi, che mi conoscevano dal PSG. E poi una delle mie qualità è quella di non essere timido e introverso: se ho davanti un sasso forse parlo anche con lui. Tanti ci osservano e sono bravi a rubare con gli occhi. Io ho sempre rubato con gli occhi: ho avuto esempi come Totti e De Rossi; non è solo ascoltarli, ma guardare i loro atteggiamenti. Se tu riesci a rubare con gli occhi hai un vantaggio».
PIOLI: «Con lui sono cresciuto, mi ha insegnato a non risparmiarmi mai, cerca di tirare fuori da me il meglio di me in ogni allenamento. E questo l’ho trovato quando stavo in Nazionale con Conte. Che tu sia Florenzi, Kjaer, Maignan, Ibrahimovic o un ragazzo della Primavera lui vuole tutto. Se non va, lui te lo dice. Sembra tranquillo quando deve essere tranquillo. Quando serve la carota usa la carota, quando serve il bastone usa il bastone. Ti sprona con le parole e con gli sguardi».
EUROPEO E SCUDETTO: «Una in un mese, l’altra in un anno. Gruppi molto simili. Né con l’Italia né col Milan eravamo favoriti, ma queste sono le vittorie più belle. Succede solo a chi ci crede. Io l’anno scorso dicevo: ‘Ragazzi, si sente…’. Con l’Atalanta a maggio è stata una partita incredibile; noi abbiamo rischiato per vincere la partita perché ci credevamo. Poi a Reggio Emilia avevamo 2 risultati su 3 e abbiamo azzannato l’avversario. Questo bisogna continuarlo e il mister l’ha ripreso in questa ultima settimana: pensare che ogni partita è la partita della vita».
VIALLI: «Faccio fatica a parlare di lui, ha lasciato un grande vuoto e un grande ricordo. Solamente belle cose. Non ci ha mai fatto pesare quello che lui stava lottando. Diceva la cosa giusta al momento giusto: era come se sapesse leggerti nella mente. Quando io lo guardavo avevo la soggezione di come se davanti a me ci fosse il Papa, il Dalai Lama… Quelle persone che tu dici ‘sono illuminate’».
GIOCATORE EUROPEO PREFERITO: «Verratti. È il giocatore che mi affascina di più in Europa, quando sta bene ti assicuro che gira tutto diversamente».
ESSERE SOCIAL: «È il cercare di non rimanere a piedi quando finirà tutto. Penso di avere bene in mente il dopo carriera. Nel mondo del calcio non ho idea di cosa fare. Poi magari mi mancherà quando smetterò, ma non la vorrò fare una festa di mia figlia almeno una volta?!».
INIZI DA CALCIATORE: «Ho iniziato a calciare dietro un container, perché mia madre lavorava lì vicino. Quando finivo di allenarmi, sentivo il fischio di mia madre che mi chiamava. Io in quello spazio sono cresciuto. Mettevamo due giacchette a terra e giocavamo. Da lì è nato tutto».