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Fonseca: «La fuga un incubo, trenta ore in viaggio senza sosta»

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L’ex allenatore della Roma Fonseca ha raccontato la fuga dall’Ucraina dopo lo scoppio della guerra

Paulo Fonseca, ex allenatore della Roma, in una intervista a La Gazzetta dello Sport ha raccontato la fuga dall’Ucraina dopo lo scoppio della guerra. 

FERMARE IL MOSTRO – «Quello che si sta facendo è importante, ma non è sufficiente: l’Europa e gli Stati Uniti, militarmente, stanno lasciando sola l’Ucraina. Invece dobbiamo fermare il mostro». 

ARGINARE LA RUSSIA – «Non sono un politico, ma ad esempio sono favorevole alla “no fly zone”. È vero che hanno l’atomica, ma stiamo lasciando diventare Putin troppo forte, perché lui sente la paura della comunità internazionale. Eppure, se non si ferma adesso, sarà più difficile farlo dopo. Il peggio deve ancora arrivare. Anche le centrali nucleari sono un problema. Con questo uomo non sappiamo mai quello che può succedere. È lui il colpevole principale. Chi lo supporta avrebbe bisogno di un aiuto psicologico». 

RESA UCRAINA – «È facile dirlo da lontano. Se i russi invadessero l’Italia o il Portogallo, noi non combatteremmo? Non c’è niente di più prezioso della libertà. Tanti Paesi ora hanno paura. Georgia, Moldavia, i Baltici, la Polonia: se Putin vincerà questa guerra, sarà un guaio per tutto il mondo».

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