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Fonseca Milan, Marcacci (Radio Radio): «Vi racconto la Roma di Paulo: modulo, giovani e stile di gioco. Leao? Ha bisogno di questo. Sul calciomercato…» – ESCLUSIVA

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Il giornalista Paolo Marcacci è intervenuto in esclusiva a Milannews24: le dichiarazioni sul nuovo allenatore del Milan Paulo Fonseca

È iniziata ufficialmente l’era di Paulo Fonseca al Milan e, dopo pochi giorni dall’annuncio del tecnico, la dirigenza rossonera ha comunicato il primo colpo di mercato, Alvaro Morata. Per analizzare il passato del tecnico portoghese e non solo, è intervenuto in esclusiva a Milannews24 il giornalista di Radio Radio e firma de La Gazzetta dello Sport, Paolo Marcacci.

Fonseca è ufficialmente l’allenatore del Milan dopo tante critiche e polemiche dei tifosi nei confronti della società per la scelta del nuovo mister. Come si spiega il malumore intorno al nome del portoghese? Si ricorda come era stato accolto il tecnico alla Roma?

«A Roma venne accolto con una sufficiente dose di ottimismo perché c’era il ricordo del suo Zenit che affrontò la Roma, della qualità di gioco e di quanto fosse stato probante quel tipo di avversario. Quindi rispetto all’arrivo al Milan c’era un pregiudizio più positivo. Credo che l’accoglienza così tiepida, e direi gelida dal punto di vista dirigenziale, dipende dal fatto che probabilmente erano circolati altri nomi ed è sembrato un ripiego. Al di là della qualità del gioco e del valore del tecnico, è stato deludente il nome vista la sequela di ipotesi che era stata fatta prima di lui».

«Per quella che è la filosofia, storicamente parlando, del Milan, Fonseca è uno di quei tecnici che può può piacere o comunque può fidelizzare il pubblico perché, nei momenti più alti del dispiegamento del suo gioco, le squadre da lui allenate sono piacevoli. Proprio come la sua Roma che arrivò al terzo posto in Serie A lasciando negli occhi dei tifosi romanisti qualche partita apprezzabile anche in Europa. Le sue squadre sono votate all’offensiva, a una fase propositiva più che contenitiva e lo vedo adatto al pubblico milanista».

Alla Roma, il lavoro di Fonseca è piaciuto comunque a molti e sono stati fatti anche paragoni con il lavoro di Mourinho. Quale è il suo ricordo migliore di Fonseca alla Roma? Come è stato, e come è visto, dai tifosi giallorossi?

«Penso che il paragone con Mourinho lasci il tempo che trova per per troppe dinamiche differenti. Ricordo positivo? Finché la squadra seguì in toto e coralmente i suoi dettami, giocava bene. Quando si è disunita, sono emersi alcuni malumori, non solo si è vista depauperata l’estetica del gioco ma anche la sua efficacia. Però nei momenti migliori si era vista un’identità».

La valorizzazione dei giovani può essere anche un altro punto a favore del tecnico. Ricordando quello che era successo a Roma, secondo lei, tra i rossoneri, chi potrebbe fare l’exploit con Fonseca?

«Secondo me Daniel Maldini può beneficiare del lavoro tattico del tecnico portoghese. Credo che giocatori come Musah e Adli, che ha comunque 23 anni, possano crescere con Fonseca».

E Leao? Come lo vede con il tecnico portoghese? Riuscirà a trovare costanza?

«Il 4-2-3-1 di Fonseca mi sembra premiante per le caratteristiche di uno come come Leao che è stato soggetto anche a un fuoco di fila di critiche durante la scorsa stagione. Dopo aver visto varie partite del Milan, penso che Leao, oltre a trovare continuità e efficacia sotto porta, ha anche bisogno di compagni che assecondino sempre i suoi strappi. Questo è un aspetto che è mancato nella scorsa stagione»

La Roma e il Milan sono tra le big più in “ritardo” sul mercato. In previsione della prossima stagione, ci può fare un pronostico dopo queste prime settimane di calciomercato?

«Il calciomercato, certamente, non si giudica quando ancora deve iniziare la terza settimana di luglio. Al momento Roma e Milan mi sembrano indietro, rispetto a Inter, Juventus, Napoli e qualche outsider che esce sempre nel corso della stagione. La loro costruzione è ancora embrionale, nel caso della Roma ancora più che del Milan che dovrà rivedere la sua difesa in primis mentre i giallorossi dovranno lavorare sugli esterni».

La grande delusione di Euro2024 è stata sicuramente l’Italia che ha mostrato grandissime difficoltà dovute, anche, dal poco coraggio di lanciare i giovani. Cosa ne pensa dell’Europeo degli Azzurri?

«L’Europeo degli Azzurri è nato male per il poco tempo non in termini di mesi ma di partite che ha avuto a disposizione Luciano Spalletti. È proseguito peggio perché lo stesso Spalletti non ha infuso alcuna identità a questa squadra che rispetto alle avversarie delle altre nazionali è apparsa indietro atleticamente in modo evidente e molto percepibile. In particolar modo contro la Svizzera ma anche nella seconda parte con l’Albania che forse è la partita “migliore” degli Azzurri in questo Europeo. C’è bisogno di una palingenesi, di una rinascita, che dovrebbe essere federale e poi tecnica».

«Per il primo aspetto dobbiamo essere pessimisti mentre, per il secondo, dobbiamo augurarci che un grande allenatore con Spalletti sappia essere anche un ottimo commissario tecnico perché sono comunque due lavori diversi. Soprattutto dobbiamo sperare che abbia il tempo a disposizione, il massimo numero di stage, la capacità e le partite sufficienti per infondere una sua identità perché sappiamo che la qualità media del calcio italiano in questo momento non è eccelsa».

Cosa ne pensa del progetto della seconda squadra rossonera anche in relazione a come si sta comportando la Roma su questo tema.

«In altri paesi, il progetto seconda squadra mi sembra che paghi perché c’è questo tipo di cultura e la predisposizione all’apertura ai giovani che evidenziano qualità in tutti gli ambiti direi anche extra calcistico. Il nostro paese mi sembra, da questo punto di vista, attendista e passatista. L’Italia, parafrasando un titolo cinematografico, è un paese per vecchi e non so quanto il progetto possa soffrire crisi di rigetto».

Si ringrazia Paolo Marcacci per la disponibilità e la gentilezza mostrata in questa intervista.

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