News
Gattuso: «Il gruppo c’è ed è forte, Higuain è un punto di riferimento»
Gattuso alla vigilia di Milan-Dudelange sottolinea come si sia formato un grande gruppo che però deve aiutare Higuain ad esprimersi al meglio
L’allenatore del Milan Gennaro Gattuso ha così parlato nella conferenza stampa della vigilia di Milan-Dudelange in compagnia di Gonzalo Higuain:
Dicembre sarà un mese svincolato dai moduli e più portato a modellare la squadra a seconda la partita in campo? «Hai detto bene. Sulla carta siamo nettamente più forti ma non bisogna dimenticare la fatica fatta per vincere in casa loro. Sicuramente cambieremo qualcosina. Domani ci giochiamo tanto non solo per il risultato ma anche a livello mentale».
Continuare a parlare di emergenza infortuni ha caricato la squadra? «La difficoltà c’è e ci mancano giocatori importanti. Questo è un gruppo sano che si è rafforzato. Anzi, forse troppo di bravi ragazzi. Dobbiamo continuare con questo entusiasmo e poi arrivano partite. Guardate Abate che con la voglia, il lavoro e l’intelligenza tattica è uscita un’ottima prestazione. Abbiamo preso gol per errori incredibili ma la voglia non è mai mancata. Partite facili non ce ne sono ma ogni partita ha la sua storia».
La situazione degli infortunati? «Bonaventura l’ho sentito, starà un mese negli USA. Jack ha un problema che si porta fin dalla preparazione. Dobbiamo solo ringraziarlo. Musacchio domani leva il tutore e settimana prossima potrebbe fare qualcosa. Romagnoli spero di averlo un po’ prima di 3-4 settimane».
C’è un altro Bonaventura in rosa? «Penso proprio di no con quelle caratteristiche. Forse Calhanoglu per la tipologia di gioco quando è schierato mezzala».
Bakayoko può essere un esempio per chi gioca poco? «Bakayoko non è un esempio. Nel calcio se giochi con continuità e gli dai la possibilità di sbagliare anche qualche partita le prestazioni migliorano. Non è facile dimostrare subito facendo solo spezzoni. L’Europa League è importante perché abbiamo sempre fatto bene negli anni passati. Il Milan non può stare fuori dall’Europa e deve essere protagonista».
Com’è finita con Salvini? «Ci siamo scambiati due SMS ed è tutto a posto. Lui ha i suoi problemi e io ho i miei. Non c’è nulla da dire».
Come si prepara una partita che tutti danno per scontata? «Se non si vince siamo in mezzo ad una strada. Dobbiamo andare noi a cercare gli stimoli anche se lo stadio sarà mezzo vuoto. Abbiamo tutto da perdere, sappiamo quanto è importante».
Quello che si è visto a livello di gruppo con la Lazio quanto ti può dare da qui alla fine? «Ieri ho festeggiato un anno al Milan. Se sono qua ancora oggi è merito di questi ragazzi. Il rapporto che ho con loro, il fatto di poter parlare di tutto ha creato un’atmosfera incredibile. Ho giocato in squadre fortissime ma il gruppo non era solido e poi fai fatica a vincere. Questi giocatori hanno senso di appartenenza».
Sei cresciuto come allenatore? «Ancora devo crescere tanto ma sicuramente il fatto di aver fatto 50 partite in club così e avere tutto quello che ho oggi a disposizione, anche alla luce delle mie esperienze precedenti molto difficili, è una passeggiata al confronto. Non mi sono dimenticato di nulla. Questo mestiere si impara anche soffrendo ma soprattutto sul rettangolo verde. Faccio fatica a gestire voi (i media) e il dopo partita. La fatica non è allenare la squadra ma il resto anche se sono migliorato sotto questo aspetto».
I commenti di Evra? «Non fatemi fare ancora polemica, lasciamo stare».
Farai turnover con il Dudelange? «Qualcosina cambio, giocheremo con due punte. Simic può partite dall’inizio in una difesa a quattro».
La situazione positiva delle italiane in Europa? «Non porta bene, parliamone dopo che si sono qualificate. E’ il momento che il nostro sistema calcio vada avanti in Europa. Il campionato è di livello e di giocatori importanti e spero ne arrivino altri».
Higuain deve essere trascinatore? «Higuain ha la dote di sapere di essere forte ma non è presuntuoso. Vive lo spogliatoio con naturalezza, si diverte e fa gruppo. Gli altri lo ascoltano. Si innervosisce però se le cose non sono perfette. La squadra respira quando lui si sente nervoso e diventa polemico. La squadra lo deve coinvolgere di più. Lui si lamenta quando grido e lo faccio lavorare a mille all’ora e se smetto e la squadra pensa che non sia tutto a posto mi chiede di ricominciare. In questo momento ce lo teniamo stretto ma deve fare di più a livello di conoscenza più che a livello tecnico».