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GATTUSO: “Pisa? Non ci dormo la notte. Al Milan quando sbagliavo…”

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Gennaro Gattuso, ex centrocampista del Milan e attuale allenatore del Pisa, si sfoga attraverso una lunga intervista sulle pagine del Corriere dello Sport. Ecco le sue parole:

“C’è una cultura del lavoro straordinaria, c’è una voglia di lottare che impressiona. A me piacerebbe fare solo l’allenatore, invece, sono costretto a fare di tutto. Ho perso cinque chili nell’ultima partita, la dieta funziona. La situazione è sotto gli occhi di tutti. Affonda le radici nelle vicissitudini che hanno portato Petroni senior e Lucchesi a dividere le loro strade, con Petroni senior che è diventato l’unico proprietario. Il fondo di Dubai che versa la caparra, ma Petroni junior dice che non si vende più. Io sono un aziendalista, ma l’azienda deve dire la verità, deve mantenere fede agli impegni, deve essere credibile. Io lo chiamo stare in trincea questo modo di essere e non si può mai, sottolineo mai, tradire la fiducia dei tifosi. Tutto quello che noi stiamo facendo, lo facciamo per Pisa”.

Sulla sofferenza di questo periodo:

“Non la vivo bene. Dormo poco. Penso e ripenso al campo, ai giocatori, ai tifosi, a tutto quanto abbiamo attorno. Avverto la responsabilità verso la città. La preoccupazione è grande: esiste il rischio che la situazione precipiti. La pazienza dei pisani non è infinita. I pisani sono fantastici: non ce n’è uno che ci abbia chiuso la porta in faccia. Ristoratori, albergatori, fornitori: è emozionante l’amore che hanno per noi. Ho parlato con Abodi, il presidente della Lega B: ci vogliono fatti, subito. Ma lo sapete che da tre mesi ancora nessuno della proprietà ha firmato l’accordo con il Comune per i lavori all’Arena Garibaldi? Tre mesi, capite? E sapete anche che questa proprietà rischia di perdere 2 milioni di incassi al botteghino? Dico 2 milioni perché se lo stadio fosse a norma, ad ogni partita in casa ci sarebbero dai 10 mila ai 15 mila paganti. Ma come si fa, come si fa?”.

Ancora sul Pisa:

“Sono convinto che se Petroni padre non fosse agli arresti domiciliari,  avremmo già trovato una soluzione. Si è fidato di persone che l’hanno consigliato male. Viviamo in un mondo in cui è diventato normale non pagare la gente che lavora. Non va bene. Non va per niente bene. L’ho detto anche a quelli del Palazzo: non è vero che il nostro sistema non funzioni, basterebbe poco perché andasse al massimo. Basterebbe imporre il rispetto delle regole. Punto. La squadra è praticamente la stessa che ha conquistato la serie B. Ad un certo punto, però, avevo capito che le difficoltà quotidiane minacciavano di portarci alla deriva. Nello spogliatoio sentivo solo parlare di contratti, di soldi che non arrivavano, stipendi in arretrato, si parlava poco del campo. Allora, ho detto ad alta voce: mi sono rotto le scatole. Io sono qui per i pisani e per voi, i miei giocatori. Sul campo si vince e si perde, ma conta solo quanto e come ci battiamo. Lo dobbiamo alla gente di Pisa. Hanno capito, hanno cambiato marcia. Sono un gruppo di lottatori. Chi non lotta io l’attacco al muro: qui non c’è questo rischio”.

Infine sul Milan e Berlusconi:

“Non c’è nessuno come lui, lui ha cambiato il Milan e il calcio italiano. Lui ha insegnato al mondo che cosa significhi avere una grande società dietro una grande squadra. Lui mi ha insegnato che cosa sia il Milan, la storia del Milan, la grandezza del Milan. Quando ho combinato delle stupidaggini, come quella volta con Jordan e Berlusconi e Galliani mi hanno chiamato in sede per renderne conto, ti giuro che me la sono fatta sotto ascoltando le loro parole. Hanno fatto bene. Una squadra deve avere la sua identità, il suo carattere. Deve avere un’anima. Prendi me, per esempio. L’ho anche scritto: e uno nasce tondo non può morire quadrato. Ho provato a fare questo mestiere con distacco, ho cercato di cambiare me stesso, la mia natura, ho tentato di fare il disincantato, il disilluso. Niente da fare. Viviamo una volta sola: se non fai le cose con passione, che senso ha?”.

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