Editoriali

Gattuso, quei segnali lanciati in conferenza stampa: prevedibile la disfatta di Torino

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Gattuso e la conferenza stampa di sabato, segnali inequivocabili di una disfatta annunciata e messa in atto dai giocatori a Torino

Gattuso ai ferri corti con il Milan? I ferri son finiti, consumati da troppe partite anonime ed ora da un grido di battaglia che risuona come un’eco in una stanza vuota. Tutto ciò lo si evinceva già dall’ultima conferenza stampa di sabato, un atteggiamento quello del tecnico apparso “strano” a molti, soprattutto per quanto riguarda il morale con il quale il tecnico ha affrontato i giornalisti in sala. Non è normale presentarsi alla vigilia di una gara così importante con uno spirito di questo tipo, manco fosse tutto finito da tempo e la classifica fosse già aritmeticamente chiusa. Il Milan prima del Toro (Roma a parte) era quinto in classifica dietro ai giallorossi appunto, con possibilità di tornare al quarto posto, quindi è ipotizzabile che ci sia dell’altro all’interno dello spogliatoio. Gattuso è apparso come chi dovesse rispondere immediatamente dopo una sconfitta per 4-0, non è normale anche se tutto sommato comprensibile.

LE SUE RAGIONI- Volendo andare incontro all’umore del tecnico possiamo dire con chiarezza che il periodo è nerissimo, questo è sotto gli occhi di tutti: la crisi del Milan non conosce fine e le prospettive di miglioramento non sono esattamente rosee, il margine di crescita è sempre minore, con 12 punti ora a disposizione per arrivare in Champions. Contro il Torino doveva essere la gara della vita ed invece abbiamo assistito alla solita sgambata estiva, prestazione riconducibile all’umore di Gattuso e molto probabilmente di  Milanello in generale, il quale non sembra essere più quello sereno e disteso di Gennaio e Febbraio. Peppe Di Stefano, intervenuto a Sky Sport 24, ha sottolineato questo aspetto, mostrando appunto che in molti si sono accorti di quanto sopra riportato.

AMBROSINI INDIVIDUA UN LIMITE- Ambrosini al club di Sky gli chiede se forse in questi mesi non sia stato troppo severo con se stesso, lui risponde così: «Vero,questo era un mio limite anche da giocatore che mi sono portato dietro e che ancora non ho superato, dovrò migliorare in questo». Magari indirettamente questo atteggiamento ha condizionato la squadra che si è sentita mortificata da un tecnico spento nella grinta e nell’entusiasmo. Sicuramente non è un problema che nasce adesso, è dal Derby che il Milan arranca e la vittoria con la Lazio in campionato non è certamente da ricordare negli annali tra le più grandi prestazioni della storia. Di Stefano ha Sky ha inoltre ipotizzato che il Gattuso “depresso” fosse ideato da una strategia ma l’unica strategia che conosce il tecnico è quella sotto riportata.

LA STRATEGIA DELLA VERO- L’unica strategia che conosce Gattuso è quella della verità, della sincerità e della schiettezza. Non pare il tipo da giochetti o da depistaggi, in questo caso sarebbero solo un boomerang pronto a tornare indietro in maniera violenta. L’onestà intellettuale del tecnico rossonero è qualcosa che ad oggi raramente si vede sui campi di calcio ma non solo, molto spesso ci inorridiamo quando i tecnici negano l’evidenza oppure se la prendono con l’arbitro dopo una partita indegna. Forse Gattuso andrà via ma ciò che rimarrà di lui, oltre ai trofei in bacheca da giocatore sarà questo enorme insegnamento: l’onestà intellettuale, quella che ti permette di tenere sempre la testa alta anche se lui sabato non l’ha alzata praticamente mai, dandosi forse il “colpo di grazia”.

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