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GENOVA PER NOI: quando l’austerity fonda amicizie ed assi di mercato

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Con quella faccia un po’ così, con l’espressione un po’ così, che abbiamo noi prima d’andare a Genova. E ogni volta ci chiediamo se quel posto dove andiamo non c’inghiotte, e non torniamo più. Paolo Conte non pensava ad Adriano Galliani quando scrisse la sua canzone, era il 1975 ed il nostro diplomato geometra acquistava dall’ingegnere Ottorino Barbuti la società Elettronica Industriale, un’azienda specializzata in apparecchiature per la ricezione dei segnali televisivi. È il preludio di un’amicizia che cambierà la sua vita ed un po’ anche la nostra, ma questa è un’altra vicenda.

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L’amicizia che sta alla base della nostra storia ha sede proprio nella Genova descritta dal famoso cantante, un ferreo legame che permette, in periodi di austerity, al Genoa di Enrico Preziosi di generare plusvalenze importanti per il bilancio della sua società ed a Galliani di portare in rossonero giocatori talvolta utili alla causa rossonera, altre volte elementi scartati dalla società rossoblu e destinati a perdersi nei meandri di Milanello. L’espressione dell’amministratore delegato rossonero quando si parla di Genova è tranquilla e sollevata: l’ancora di salvezza per smuovere un mercato a costo zero destinato a rimanere immobile o quasi. Una chiamata all’amico e parte la trattativa. Il primo squillo al rovente cellulare del Presidente rossoblu è datato 2007, con il passaggio di Marco Borriello al Genoa in comproprietà, giocatore poi tornato in rossonero l’estate successiva. Il 2010 è l’anno del passaggio in rossonero di Kevin Prince Boateng, acquistato dal Genoa ed immediatamente girato al Milan, affare che ha consentito al club ligure di generare una plusvalenza di circa 5 milioni (dati Calcio e Finanza), mentre il ghanese contribuiva allo scudetto numero 18 del club rossonero. L’anno seguente è invece la volta di Stephan El Shaarawy, passato al Milan per circa 20 milioni, dopo l’ottima stagione in Serie B al Padova. E come dimenticare Sokratis Papasthatoupolos arrivato a Milanello per una cifra complessiva di 14 milioni (considerando le comproprietà di Strasser, Oduamadi e Zigoni, che hanno effettuato il percorso inverso). “Sfortunate” anche le esperienze al Milan di Kevin Constant (costato 8 milioni) e Francesco Acerbi, entrambi girati dall’amico Preziosi, quest’ultimo pagato 4. Milan e Genoa hanno unito anche Marco Amelia, Valter Birsa, Alberto Paloschi (andato in rossoblu nel 2011, esperienza durata 6 mesi) e tanti giovani ormai finiti nel dimenticatoio, tra cui Alexander Merkel.  129 milioni di euro, dati alla mano, sarebbe l’ammontare dei versamenti di Galliani all’amico Enrico, con 78 milioni di plusvalenza per il Genoa. L’asse però ha portato in dote al Milan anche giocatori rilevanti a livello tecnico come l’irreprensibile Juraj Kucka, vero e proprio polmone rossonero, arrivato a Milano per 3 milioni, oltre a Luca Antonelli, anche se quest’anno poco utilizzato da Vincenzo Montella.

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Chi poteva passare alla storia come colui che ruppe l’asse è Andrea Bertolacci. Nell’estate 2015 Adriano Galliani era d’accordo con Preziosi per l’acquisto della metà del cartellino del Genoa, per poi andare a fare braccio di ferro con la Roma da una posizione di vantaggio. Preziosi lo vendette però alla società giallorossa ed il Milan fu costretto a sborsare 20 milioni per portarlo in rossonero (la Roma pagò 8 milioni la parte del Genoa). Il club di Via Aldo Rossi ha tratto però anche vantaggio da questo legame. Ne sono testimonianza il prestito di Suso, tornato dalla cura Gasperini e diventato leader della squadra rossonera in questa stagione, e M’Baye Niang. Proprio il francese ha rifiutato in questi ultimi giorni di mercato di tornare in rossoblu, come pedina di scambio per portare al Milan Lucas Ocampos. Last but not least l’argentino arrivato nella giornata di lunedì. L’ultimo, speriamo non in ordine di importanza, sicuramente non l’ultimo oggetto di chiacchiere tra Galliani e Preziosi.

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Quando l’austerity impedisce di andare a far la voce grossa in giro per l’Europa, la telefonata a Preziosi è il paracadute per non restare a guardare. Ciò che emerge dai numeri è però una tendenza a considerare l’A7 Milano-Genova l’unica strada percorribile. Spesso i soldi ci sono stati ma si è preferito non investire in osservatori per andare a scovare i talenti del futuro, piuttosto chiamare i soliti procuratori ed i soliti amici per cercare di rinforzare sì la squadra dal punto di vista tecnico ma anche fare un piacere a qualcuno dal punto di vista economico e non solo. Come si suol dire, prendere due piccioni con una fava. L’asse Milan-Genoa, destinato a durare, si pensa, fino al closing, ha giovato in questi anni ad entrambe le società: ha consentito al club di Via Aldo Rossi di fare mercato (qualche volta bene, altre meno bene, ma ad ogni modo qualcuno è arrivato) ed ha permesso a Preziosi di accrescere il proprio patrimonio ed il valore di una società che accoglie, scambia, vende ogni anno sui 20 giocatori in media. Genova per noi è una sorta di salvagente, in attesa di cavalcare le onde cinesi. Genova, diceva Paolo Conte, è un’idea come un’altra, ma da un’idea nasce spesso un andirivieni di calciatori a cui ormai abbiamo fatto l’abitudine. E non ci sorprendiamo più.

 

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