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Giroud a Milan TV: «Ho deciso di lasciare il Milan, sono orgoglioso di questi 3 anni. Continuerò la mia carriera in MLS, ecco quando ho preso la decisione»

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Olivier Giroud, attaccante del Milan, interviene a Milan TV svelando il suo futuro. Queste le sue dichiarazioni

Olivier Giroud è intervenuto alle 16 in un’intervista su Milan TV, annunciando dopo 3 anni l’addio ai rossoneri. Milannews24 ha seguito LIVE le sue parole.


ADDIO AL MILAN  «Sono qua per dirvi che giocherò le due mie ultime partite al Milan. Io vado a continuare la mia carriera, ma in MLS. Sono molto molto orgoglioso di tutto quello che ho fatto nel Milan, in questi tre anni. È il momento giusto per dirlo. Scusa sono un po’ emozionato, ma la mia storia con il Milan finisce quest’anno ma comunque il Milan rimarrà per sempre nel mio cuore».

QUANDO HA MATURATO LA DECISIONE  «Qualche settimana fa. Ho dato tutto che ho al Milan, da 35 anni più o meno a oggi, quasi 38. Per me, e penso anche per la famiglia, è il momento giusto per un’esperienza diversa di vita dal Milan, e niente di più».

FAMIGLIA AL PRIMO POSTO  «Si. La famiglia fa i sacrifici durante tutta la nostra carriera. Siamo in una vita che va a 200km all’ora, ed oggi voglio un po’ più pensare alla mia famiglia. Ma non è la fine della mia carriera, ma è il momento giusto di prendere questa scelta».

VIA DAL CALCIO EUROPEO  «Ho il cuore che batte più forte. Per me il calcio è la mia passione, la mia vita. Indossare questa maglia era un onore. Penso che finire ad altissimo livello in Europa, al Milan, è la cosa che volevo».

VOLEVA LASCIARE COSI’ L’EUROPA?  «Non esattamente. Volevo lasciare con un trofeo. Sai quanto sono un competitore. Ho dato tutto per questa maglia dal primo giorni. Il più importante adesso è di tenere questo secondo posto. L’ultima partita in casa sarò molto emozionato ma io voglio finire bene, voglio ringraziare i tifosi. Ho tanta stima per queste persone che lavorano qua, a Casa Milan, a Milanello. I tifosi mi hanno accolto molto bene. Non potevo sognare di un primo anno così, con lo Scudetto, e tutte le emozioni favolose che abbiamo vissuto insieme. Sono molto molto orgoglioso».

ARRIVARE A 38 ANNI COSI’ IN FORMA  «Sono molto molto grato. Voglio sempre di più, a fare attenzione a come mangio, quanto dormo. Se tu vuoi giocare fino a quest’età devi essere professionista. La cosa più importante è anche la voglia, la determinazione. Dico sempre che è più importante la passione che è nel cuore».

PAURA DEL FUTURO  «Paura no, ma io sono nostalgico. Di questi anni ma sono molto eccitato anche. Voglio finire nella migliore maniera al Milan Voglio dare tutto per il mio futuro club e vincere».

CHE SOGNO HA A 38 ANNI – «Forse un’Europeo con la Francia. Sarà anche il mio ultimo torneo. L’abbiamo perso in finale, in casa, nel 2016 e mi è rimasto un po’ qua. Ha costruito il nostro successo nel 2018 quando siamo diventati campioni del mondo. Finire all’altissimo livello in Europa con il Milan e con la Francia per me era una decisione giusta al momento giusto».

SOGNI EXTRA-CALCIO  «Sogno un’esperienza di vita diversa anche per i miei bimbi. L’opportunità di vedere un’altra cultura praticamente. Io sono felice anche perché sarò con il mio amico della Nazionale Hugo Lloris, incredibile ritrovarci lì».

SI ASPETTAVA QUESTO AFFETTO DEI TIFOSI  «Le persone che mi conoscono bene sanno che io voglio sempre vincere, io voglio essere anche una persona simpatica fuori dal campo. Tutti i club dove ho giocato ho lasciato persone che mi amavano, e per me è una cosa molto importante».

COSA SI ASPETTAVA DI TROVARE AL MILAN  «Mi aspettavo l’atmosfera pazzesca di San Siro, ma quando abbiamo ad esempio vinto questo Scudetto, al primo anno, non mi aspettavo tanta gente sulla strada. Non aspettavo tanto amore dei tifosi, tanta passione, perché da quando ero piccolo ero un tifoso del Milan, ma sei lontano, sei in Francia, e non vedi queste cose tutti i giorni. Quando sei dentro questo club tu ti rendi conto che è un top club, un grandissimo club e che è un onore giocare con questa maglia. Quando sei a Milanello e tu vedi le foto sui muri…non aspettavo Barbara, Giorgio a Milanello che dopo due settimane sapevano cosa volessi per colazione. Questo è stato molto carino. Parlo di loro ma posso parlare di tante persone che mi accolto bene e a cui voglio bene. Quando tu arrivi al Milan e ricevi questo tipo d’accoglienza ti fa capire che sei arrivato in un club speciale, con dei valori speciali che mi parlano. È sempre aiutare il prossimo, stare uniti, vicini. Per me è anche un’esperienza umana molto forte».

SCINTILLA COL MILAN  «Quando il Milan è venuto a cercarmi. Sono nato nell’86 quindi ho visto la squadra di Maldini, che voglio anche ringraziare, perché lui e il mister mi hanno dato questa fiducia. Ho iniziato a guardare il Milan quando ero piccolo e dopo, e poi da ragazzo Sheva era il mio giocatore preferito. Il Milan ha vinto tanto. In Italia solo il Milan».

PRIMO GIORNO AL MILAN  «Mi ricordo bene di questo momento, di quando ho preso la maglia, l’ho odorata e ho baciato lo stemma. Come se fosse ieri».

INDOSSARE LA MAGLIA DEL MILAN 3 ANNI DOPO  «La stessa sensazione. Solo che ho l’orgoglio di aver vinto uno Scudetto, un’emozione particolare».

ARRIVATO AL MILAN TROPPO TARDI  «Se tu mi chiedi se volevo cambiare qualcosa della mia carriera ti rispondo niente. Io sono così grato di avere l’opportunità di vivere della mia passione, di avere giocato nei grandi club, ed anche giocare in Inghilterra».

AVREBBE SCRITTO QUESTO COPIONE AL MILAN?  «Si, io firmo subito per lo Scudetto il primo anno, soprattutto dopo un po’ di anni che non avevamo vinto. Quindi di questo sono molto orgoglioso».

PIANGERE PER IL MILAN  «Mia figlia mi ha detto ‘Ma papà non ti vedo mai piangere’. Le ho risposto dicendole che lo faccio ma mi nascondo. Ho pianto per il Mondiale, per lo Scudetto, ma quando la squadra non va bene, che sento che potevamo fare meglio, soprattutto per i nostri tifosi che sono sempre qua a sostenere la squadra, mi fa male perché sono un competitore che quando è deluso lo è tanto al punto tanto che gli vengono le lacrime».

I FIGLI ORA TIFANO MILAN  «Si. Non vedo l’ora di arrivare con loro sul campo per l’ultima partita. A loro piace tanto andare a San Siro, hanno tutti la maglia, parlano un po’ di italiano. I miei figli giocano con il club affiliato al Milan e mi piace tanto vederli giocatore con la maglia rossonera. Non so se diventeranno calciatori, ma è quello che papà ha sempre fatto. Sono i valori che voglio dare a loro».

COME LA FAMIGLIA LO HA AIUTATO  «La mia famiglia, il mio entourage, la mia fede, mi hanno sempre aiutato ad essere una persona positiva sempre con rispetto, umiltà. Non posso lamentarmi, perché ancora una volta non posso che essere grato che questo sogno sia diventato realtà tanti anni fa».

UNA GUIDA PER I GIOVANI  «Si. Famiglia, fratelli. Siamo uniti, ‘no matter what’. I giovani ora mi prendono un po’ in giro alle volte. Nella mia testa sono giovane. Tutte le volte che i ragazzini, i più giovani, hanno bisogno di me sono sempre qua. La scorsa volta ho visto un’intervista di Simic, che parlava della sua esperienza, che parlava di allenarsi con la prima squadra, questo è il buon spirito che un giocatore giovane, al Milan, deve avere. Penso che il club forma dei buoni calciatori, anche buoni ragazzi».

LEGAME COI TIFOSI  «Per me il periodo del Covid era molto frustrante. Noi giocatori giochiamo a calcio per vivere emozioni, per condividere questi momenti sul campo con i tifosi, con la gente, coi milanisti. Il primo anno mi ha fatto impazzire: ho visto bambini, donne, anziane, che piangevano. Questa è la cosa più bella del calcio. Pippo ha ragione».

RAPPORTO COI COMPAGNI  «Non sono uno che parla tanto nello spogliatoio. Il modo di comportarti nella vita, così come coi tuoi compagni, ti porta fiducia in loro e viceversa. Sono dei bravi ragazzi, gentilissimi. Loro sono quanto gli voglio bene. Do un consiglio a questa squadra: mai mollare, anche nei momenti difficili. Ricordarsi che hanno fatto l’anno 2021/22 favoloso. Sarò sempre qua se qualcuno di loro avrà bisogno, un consiglio, una chiamata».

COMPAGNI CON CUI HA LEGATO  «Ero contento di ritrovare Bennacer, con cui ho giocato all’Arsenal. C’erano Kalulu, Theo, Leao parla bene francese. Anche Kjaer, poi c’era Maignan, Adli. Ero fiero di giocare con Ibra anche, mi ha accolto bene. Quando mi ha visto ha detto: ‘C’è solo un re al Milan e sono io’. Mi è piaciuto, ti fa capire che arrivi in un grande club e devi fare il massimo».

COSA GLI HANNO INSEGNATO LE DELUSIONI  «Dobbiamo sempre avere la voglia di imparare. Poi la cosa più importante è puntare tutti nella stessa direzione».

RIMPIANTI – «Non mi piace questa parola. Il campionato era difficile, l’Inter ha fatto un grande percorso. In Europa ero devastato quando abbiamo perso contro la Roma. Non era la partita che volevamo giocare. Abbiamo giocato sotto il nostro livello, c’era della frustrazione dopo questa partita. Volevo portare un altro trofeo al Milan. Spero che il Milan, anche quando partirò, vincerà ancora e ancora per sempre. Sarò sempre un tifoso del Milan, vi voglio bene».

EREDITA’ AL MILAN  «Essere un bell’esempio per i giovani. La gente si ricorderà della doppietta contro l’Inter, quando dovevamo vincere quella partita. Ha cambiato il rapporto con i tifosi, mi ha fatto quella canzone ‘Si è girato Giroud’. Poi è diventato ‘L’ha parata Giroud’. La cosa che mi ha impressionato è che i tifosi non ti lasciano mai. Quando abbiamo perso delle partite erano sempre qua, sono sempre qua. Se posso dire qualcosa sull’ultima partita mia, non perché penso solo a me, voglio andare via dal Milan con i tifosi che cantano».

SALUTO FINALE  «Grazie per queste emozioni, ancora una volta speciali, con questo grandissimo club. Rimarrò sempre disponibile per questo club, per la gente a cui voglio tanto bene. Mi farà sempre tanto piacere venire a Casa Milan, a San Siro, a Milanello. Mi sono sentito a casa dal primo giorno, come una famiglia. Ho amato il Milan dal primo giorno».

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