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Il 2016 del MILAN: l’anno della rinascita aspettando l’era dei cinesi

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L’anno che verrà del Milan è ricco di buoni propositi, previsioni futuristiche rosee e speranze giovanili. Il buongiorno del 2016 è stato però traumatico e la sconfitta interna contro il Bologna, portata in dote dalla Befana il 6 gennaio, preannunciava un anno di lacrime e sangue. Spunti di personalità apparivano solo da parte di un ragazzino di 16 anni che aveva esordito solo 2 mesi prima in un Milan-Sassuolo, ma che già aveva fatto sgranare gli occhi a tutto l’ambiente rossonero. Il 2016 è stato l’anno di Gianluigi Donnarumma detto Gigio. Faccia da bravo ragazzo in pieno stile Milan, talento innato tra i pali e personalità da veterano che qualificano al meglio l’epiteto di “nuovo Buffon”. Rigurgiti di un Milan che fu. Il 2016 rossonero è, nei primi sei mesi, l’anno di Sinisa Mihajlovic. Tanto ruvido quanto razionale, il serbo, nonostante le difficoltà di assemblaggio e la carenza di qualità in quasi tutti i settori del campo, riuscì a trovare una quadratura che permise al Milan di trovare una decenza tattica, complice un cambio di modulo più equilibrato ed umile nella consapevolezza di dover frugare e frugare nelle caratteristiche nascoste della merce a disposizione al fine di renderla più pregiata possibile. Il derby vinto 3-0 sotto la guida di Mihajlovic è una delle istantanee dell’anno che sta per terminare, giocato con un’intensità che sembrava ormai sconosciuta, con un Bacca letale ed un Niang funambolico ed imprevedibile. Il 2016 del Milan si scontra inesorabilmente con il 2016 dell’attaccante francese. L’incidente stradale dello scorso febbraio è stato un po’ il crocevia della stagione passata, il punto di non ritorno che ha portato alla crisi di risultati ed all’esonero dell’allenatore serbo. Il 2016 è anche l’anno della persistenza delle scelte sbagliate, troppe. Il ritorno di Kevin Prince Boateng, lontano parente del protagonista dell’ultimo scudetto, l’incomprensibile acquisto del “Principito” Sosa, la soluzione Brocchi, a cui hanno affidato il compito di trovare diamanti in mezzo alle macerie, una intuizione fallimentare che a detti di molti è costata al Milan la qualificazione in Europa League. La seconda metà dell’anno è un frammento ricco di sorprese e di conferme. La sorpresa Lapadula. Affamato, voglioso, grintoso, “gattusoso”, emblema del nuovo corso verde, umile ed deliziosamente arrabbiato, un nuovo ciclo che vuole uccidere definitivamente i fantasmi delle scorse stagioni e degli anni passati. Il 2016 è l’anno delle lacrime di Locatelli, che vanno oltre le perle al Sassuolo ed alla Juventus, è l’anno di Alessio Romagnoli sempre e comunque, di Jack Bonaventura sempre e comunque. Il 2016 doveva essere l’anno del closing che non è stato, ma anche dei 29 trofei di Silvio Berlusconi, come lui nessuno mai. Quest’anno è stato soprattutto l’anno del revival Manchester 2003, dell’oggetto misterioso Pasalic diventato re e della supercoppa inaspettata. Perché il più grande inganno che il diavolo abbia fatto in questo 2016 è quello di convincere tutti che non esiste e come d’un tratto, trionfa. Un buon 2017 a tinte rossonere.

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