Il calcio è nella Testa, di Oliver Bierhoff - Milan News 24
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2015

Il calcio è nella Testa, di Oliver Bierhoff

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Arrigo Sacchi, tempo fa, nel commentare l’ennesima prestazione incolore di Mario Balotelli con il Liverpool ha detto: “Ci sono due scuole di pensiero; c’è chi crede che il calcio sia nei piedi e chi crede che il calcio sia nella testa”. Ovviamente Balotelli appartiene alla prima categoria, come si è affrettato a dire lo stesso Arrighe. C’era invece un giocatore del Milan che aveva il calcio nella testa, tanto da tirare quasi più forte di testa che di piede, o quantomeno riusciva ad essere più preciso e letale con il colpo di testa rispetto ad un tiro di collo piede, stiamo parlando del dott. Oliver Bierhoff.

A dimostrazione che tutto partiva dalla testa di questo calciatore è sufficiente dire che è laureato in economia e che fa parte della dirigenza della Federazione Tedesca, una delle migliori al mondo sotto tutti i punti di vista. Il dott. Bierhoff è stato però anche uno dei calciatori tedeschi che hanno fatto la storia del calcio, nella sua Nazionale e in Italia. 

La Gazzetta dello Sport lo descriveva così: “Centravanti di stazza, imbattibile nel gioco aereo ma piuttosto impacciato palla a terra. Nonostante i mezzi tecnici limitati, l’intelligenza e la volontà gli consentono una carriera di assoluto rilievo, un titolo di capo cannoniere ed uno scudetto”. Aggiungerei anche una finale degli Europei ’96 a Wembley vinta dalla sua Nazionale grazie ad una sua doppietta, dopo essere andati sotto per 1 a 0. Bierhoff è stato la dimostrazione vivente che il pallone non è solo tecnica e  gioco di fino ma è fisico, sportellate, colpi di testa e soprattutto intelligenza nei movimenti e nel saper sfruttare al meglio le caratteristiche che ogni calciatore possiede.

Arriva al Milan nell’estate del ’98, l’anno della rivoluzione targata Zaccheroni dopo il flop del ritorno di Fabio Capello. Insieme al suo compagno di squadra all’Udinese Thomas Helveg viene pagato 25 miliardi, non una cifra eccessiva considerando che nella stagione passata ha vinto il titolo di capocannoniere con 27 reti e che nelle tre stagioni all’Udinese ha una media goal pazzesca: 57 reti in 86 presenze e in quegli anni c’erano difensori seri a marcare il dottore. 

Zaccheroni vince al primo colpo, con Luigi Sala difensore centrale, ma con uno Zvonimir Boban ritrovato, un Bierhoff da 20 goal, un Weah spesso letale e sulle fasce un sorprendente Guglielminpietro e la garanzia Helveg. Nell’ultima partita è proprio Bierhoff a regalare lo Scudetto al Milan, guarda caso con una rete di testa, sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Le frustate che partivano dallo slancio per l’elevazione, per finire con l’impatto sontuoso con la fronte del dottore in economia alto 191cm, furono uno spettacolo per i milanisti quell’anno.

Eppure c’era qualcuno che lo criticava, che non lo capiva, che non capiva la sua intelligenza e non accettava che la sua scarsa levatura tecnica potesse permettergli di essere decisivo. Ad ogni critica però Bierhoff reagiva con la testa, saltando più in alto di tutti e gonfiando la rete.

Inizia però la parabola discendente di uno che avendo poca tecnica non può sopperire al calo fisico naturale. Il secondo anno al Milan sono solo 11 le reti in Campionato e le tante le critiche per uno che “non sa stoppare una palla”. L’ultima stagione con Zaccheroni è ancora peggiore, solo 6 centri in 27 presenze. Arriva Fatih Teriml che forse non lo capisce bene come calciatore e decide di farlo partire. Il tedesco va via a parametro zero, ha 33 anni e si accasa al Monaco.

Anche lì non lo capiscono, o semplicemente è troppo vecchio e la sua vena realizzativa è svanita. La porta non la vede tanto spesso e torna in Italia facendo un’apparizione al Chievo l’anno successivo al Chievo dei Miracoli (2001-02). 7 goal in 27 presenze, molte da subentrato e a fine anno il ritiro. 

Bierhoff è stato per me uno dei giocatori più intelligenti mai visti nel Calcio Italiano. Davvero non sapeva stoppare una palla e la sua tecnica di base lasciava molto a desiderare ma sopperiva a queste carenze con una voglia, un’intelligenza nei movimenti, una forza fisica e un colpo di testa da campione. È stato un esempio positivo per tutti, dimostrando che lavorando sui propri punti di forza, rendendoli eccezionali si può arrivare in alto. L’Inter non ha creduto in lui ma partendo dall’Ascoli, facendosi la serie B è riuscito a diventare capocannoniere di quello che era il campionato più difficile e più bello del Mondo, cosa che non è più al giorno d’oggi. Onore al dott. Oliver Bierhoff e alla sua testa.

https://www.youtube.com/watch?v=nAdCWfCDSGo

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