2015
Il Diavolo si merita l’inferno: la lista dei peccati!
Un tormento come quello che sta assillando i sostenitori rossoneri, esige innanzitutto un’analisi chiarificatrice delle cause primigenie che hanno ridotto il Diavolo in questo commiserevole stato. Ecco il novero delle colpe di una proprietà, che una storia trentennale tanto proficua sotto il piano sportivo purtroppo non basta a mettere a riparo da critiche e contestazioni di una furiosa piazza rossonera. Vediamo un prospetto di colpe affibbiabili alla direzione del club:
– Il repentino smantellamento del quasi intero zoccolo duro dell’ultima formazione scudettata 2010–11 (Nesta, Zambrotta, Gattuso, Seedorf, Inzaghi, congedati in contemporanea)
– La gestione delle campagne acquisti, da tre anni affidate sovente al low cost, ai pametri zero, nonché a nomi altisonanti, che coi loro ingaggi faraonici si rivelano poi dei boomerang pazzeschi.
– Un organigramma, se non bizzarro, quantomeno unico nell’ambiente calcistico: due amministratori delegati a dividersi parte sportiva e sezione amministrativa.
– Scarsa chiarezza dei programmi societari e rare prese di posizione forti da parte dei massimi esponenti: dichiarazioni fatte e smentite in un baleno, specie sul versante ‘cessione del club’. Azioni da cui traspare anche una mancanza di stimoli adeguati, alla luce dei tanti trofei raccolti, e una soffusa univocità di obiettivi là in alto.
Un’incertezza di intenti del genere, alla lunga porta effetti negativi anche nello spogliatoio, con logiche ripercussioni sul rendimento in campo della squadra, pur ammettendo ogni limite tecnico della stessa.