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Il giornalista: «Leao discontinuo, Ibra può essere un punto fermo? E Pioli…»

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L’editoriale del giornalista Alberto Cerruti, sulle colonne della Gazzetta dello Sport, sulla situazione in casa Milan

L’editoriale del giornalista Alberto Cerruti, sulle colonne della Gazzetta dello Sport, sulla situazione in casa Milan:

«C’è una caratteristica che distingue i campioni dai buoni giocatori. È la continuità, che va a braccetto con la qualità. Ricordare, per credere, i campioni del passato prossimo delle tre “grandi”

del nostro calcio: lo juventino Del Piero, l’interista Ronaldo,

il milanista Maldini, che potevano giocare bene, o raramente male, ma erano certezze già a 22 anni, non eterne scommesse che funzionavano a corrente alternata.

Il discorso può valere per molti talenti delle nostre squadre, a cominciare dal milanista Leao, che a 22 anni promette tanto con i suoi spunti in velocità, ma non mantiene in proporzione, come si è rivisto contro la Juventus. Nessun dubbio sulle sue qualità, semmai sulla sua continuità di rendimento, appunto, perché i grandi giocatori si vedono nelle grandi partite e soprattutto all’età di Leao hanno già superato l’asticella che separa le promesse dalle certezze. A prescindere dal valore delle rispettive squadre, Del Piero a 22 anni appena festeggiati aveva già firmato il gol dell’ultima Coppa Intercontinentale della Juventus, Maldini di Intercontinentali ne aveva già sollevate due, mentre Ronaldo a 22 anni ancora da compiere con i suoi gol aveva regalato a Moratti la sua prima coppa europea. Il tempo rimane comunque dalla parte di Leao, mentre sembra l’unico avversario insuperabile per Ibrahimovic, che non è mai stato una promessa, ma una certezza per tutte le squadre in cui ha giocato. Nel suo caso, quindi, il problema della continuità è soltanto legato alle sue condizioni fisiche perché a 40 anni, come era facile immaginare, non può giocare sempre come se ne avesse 22.

E allora il suo ultimo stop contro la Juventus deve far riflettere chi pensa che lo svedese possa essere un punto fermo anche per la prossima stagione. Rivera, un altro che a 22 anni aveva già vinto la Coppa dei Campioni, a 35 si rese conto che doveva ritirarsi dopo essere sceso in campo soltanto 13 volte nel campionato della “stella”. Questione di continuità fisica anche nel suo caso. Ora la palla passa ai dirigenti e soprattutto a Ibrahimovic, nel ricordo di una famosa frase del mitico Zico, secondo il quale i giocatori sono gli unici che muoiono due volte: quando lasciano il campo e poi la terra, perché nessuno soffre come loro a smettere.

Ecco perché poi molti diventano allenatori, sia pure ancora costretti a dimostrare continuità nei risultati. Per rimanere al Milan, senza scomodare il ricordo di Rocco, l’unico nel nostro calcio capace di vincere due Coppe dei Campioni a distanza di sei anni, nessuno meglio di Pioli può garantire la continuità della squadra rossonera, proprio perché è lui l’unica certezza che non deve più dimostrare le sue qualità. Se il Milan è arrivato al secondo posto un anno fa ed è ancora secondo, malgrado l’aggancio del Napoli contro cui ha perso all’andata, il merito è soprattutto suo. E mai come adesso, tra dubbi e infortuni, toccherà ancora a Pioli ricompattare il Milan per puntare al miglior riscatto nel derby. Con o senza Ibra.»

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