2015

Il lato oscuro di Mihajlovic

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Il suo nome è Sinisa Mihajlovic ma stampa e giocatori lo definiscono il “sergente di ferro” per il suo carattere autorevole e la sua determinazione. E’ stato un grande difensore ed è diventato celebre per le sue magistrali punizioni, ma non solo. Scavando nel suo passato, infatti, oltre ai celebri episodi con Mutu e Vieira quando ancora solcava i rettangoli di gioco, il serbo non ha mai avuto paura di raccontare le sue verità e di affermare il suo pensiero. Milannews24.com ha raccolto documenti, interviste e testimonianze per raccontarvi il passato e il “lato oscuro” (ma pubblico) di Mihajlovic.

Le accuse razziali di Vieira e la multa per lo sputo a Mutu

Il 18 ottobre del 2000 durante Lazio-Arsenal, valevole per i gironi di Champions League, fu celebre lo scontro verbale tra il franco-senegalese Patrick Vieira e Sinisa Mihajlovic. Ecco le accuse e le dichiarazioni del centrocampista dei Gunners: “All’ Olimpico mi hanno detto cose orribili, come “bastardo negro” e “scimmia negra di m…”. Me le gridava sempre lo stesso giocatore: Mihajlovic. È la cosa peggiore che mi sia capitata da quando gioco al calcio. Ed era già cominciata a Londra, all’ andata: allora pensai ad un momento di rabbia dei laziali dopo la sconfitta. Ma adesso?». La risposta del serbo non tardò ad arrivare e poco dopo dichiarò: “«È vero, ho detto a Vieira “nero di m…”, ma aveva cominciato lui. Mi ha detto “zingaro di m…”. Io gli ho risposto col primo insulto che m’ è venuto in mente guardandolo. Per me sono cose che cominciano e finiscono sul campo. In 15 anni ho sopportato di tutto. A Donetsk un mese fa mi hanno spaccato uno zigomo: non ho fiatato. Se Vieira è un uomo, racconti quello che ha fatto lui. Io non ho detto quelle cose in senso razzista. Né credo che Vieira abbia nulla contro gli zingari. Pentirmi? E di che?». L’episodio ebbe un eco non indifferente in tutta Europa e diversi calciatori di colore si schierarono conto l’attuale tecnico del Milan. Ma il serbo tornò sull’argomento nel 2011 smentendo le accuse razziali e chiarendo la sua posizione: “Quando Vieira mi disse serbo di m…a, io replicai dicendogli nero di m…a. Ma quando tornò a Londra disse che lo avevo insultato. Allora io sono razzista perché gli dissi quelle parole e lui invece era un bravo ragazzo? Poi, però, quando abbiamo giocato insieme all’Inter ci siamo chiariti, ho anche scoperto un bravo ragazzo, intelligente. E’ venuto anche per la mia partita di addio. Ma capitava spesso di litigare e poi di diventare amici; è avvenuto anche con Ibrahimovic e Mutu, che quando era mio giocatore alla Fiorentina ho difeso fino alla fine”.
L’altro episodio che caratterizzò negativamente la sua carriera da calciatore, fu la “punizione” infilitta dall’UEFA ricevuta al termine di Lazio-Chelsea nel 2003. A seguito di uno sputo indirizzato a Mutu, segnalato tramite prova tv, l’ex terzino bianco-azzurro ricevette 13 mila euro di multa e otto giornate di squalifica. Un sanzione così dura che perfino l’attaccante rumeno provò a scagionare Sinisa: “Mi sembra una punizione troppo pesante. Forse si poteva valutare la situazione in un’ altra maniera, meno drastica. Per quel che mi riguarda non ho nulla contro Mihajlovic. Come ho detto dopo la gara all’ Olimpico, non gli porto rancore. In certe partite capita di passare il segno, ma siamo abituati alle battaglie in campo. E’ una vera mazzata per lui. Una punizione durissima che si accumula alla batosta del 4-0 che il Chelsea ha rifilato alla Lazio”.

Le vicende extracalcistiche

La stampa, nel corso della sua carriera da calciatore, definì Mihajlovic diverse volte un “bad boy” per il suo carattere impulsivo e sfrontato. Ma il serbo non ha mai avuto paura di esprimere le proprie idee anche in materia extra calcistica o riguardo tematiche delicate. Una delle sue interviste che provocò più scalpore tra l’opinione pubblica, fu quella rilasciata al Corriere della Sera nel 2009. Nella fattispecie riguardo il necrologio a Zeljko Raznatovic (conosciuto anche come Arkan), leader paramilitare e autore di numerosi crimini di guerra commessi durante la guerra civile in Jugoslavia negli anni novanta (per sapere di più clicca QUI). Sinisa non rinnegò mai le parole a quello che egli stesso definì un suo amico, ma nell’intervista aggiunse: “Lo rifarei, perché Arkan era un mio amico: lui è stato un eroe per il popolo serbo. Era un mio amico vero, era il capo degli ultras della Stella Rossa quando io giocavo lì. Io gli amici non li tradisco né li rinnego. Conosco tanta gente, anche mafiosi, ma non per questo io sono così. Rifarei il suo necrologio e tutti quelli che ho fatto per altri”. Poi sulle accuse di un’amicizia con un uomo autore di crimini di guerra dichiarò: “Le atrocità? Voi parlate di atrocità, ma non c’eravate. Io sono nato a Vukovar, i croati erano maggioranza, noi serbi minoranza lì. Nel 1991 c’era la caccia al serbo: gente che per anni aveva vissuto insieme da un giorno all’altro si sparava addosso. È come se oggi i bolognesi decidessero di far piazza pulita dei pugliesi che vivono nella loro città. È giusto? Arkan venne a difendere i serbi in Croazia. I suoi crimini di guerra non sono giustificabili, sono orribili, ma cosa c’è di non orribile in una guerra civile?”. Vicende delicate trattate da Mihajlovic con la stessa freddezza con cui calciava le sue punizioni e quell’appellativo di sergente calza sempre meglio con le sue dichiarazioni.

L’episodio Ljajic in nazionale

Anche quando allenava la nazionale serba nel 2012, l’attuale tecnico del Milan diede dimostrazione della sua irreprensibilità e della sia impulsività. Forse esageratamente. Mihajlovic, infatti, allontanò Ljajic dal ritiro della nazionale per non aver cantato l’inno. Sulla home del sito della Federcalcio serba,infatti,  apparse questo messaggio firmato da Sinisa: “Cantare l’inno nazionale della Serbia prima di un incontro è uno dei punti di tale codice che Ljajic, con la sua firma, ha accettato”. Ljajic, che non cantò per protestare contro lo stato per motivi politici personali, fu costretto a fare le valigie. Il sergente di ferro non fu clemente nemmeno in quell’occasione.

I sergenti di ferro al Milan

Nonostante il suo passato movimentato e per certi aspetti burrascoso, il serbo si è sempre schierato in prima fila per combattere le proprie cause e per spiegare le sue azioni. Ma questo genere d’uomo e allenatore al Milan non ha mai avuto vita lunga. Negli ultimi vent’anni Tabarez, Terim e Seedorf fallirono e vennero esonerati dopo una sola stagione: riuscirà Mihajlovic a svestirsi della sua divisa da sergente, a seppellire i fantasmi del passato e a diventare più aziendalista? Ai posteri l’ardua sentenza, a Sinisa la possibilità di trasformare il suo lato oscuro in un raggio di sole.

 

 

 

 

-http://archiviostorico.gazzetta.it/2003/novembre/08/Stangata_Mihajlovic_otto_partite_senza_ga_0_0311081432.shtml?refresh_ce-cp

-http://www.ilpost.it/2010/05/30/mihajlovic-tigre-arkan-fiorentina-sofri/

-http://www.gazzetta.it/Calcio_Estero/Primo_Piano/28-05-2012/ljajic-non-canta-inno-serbo-sinisa-caccia-nazionale-911364726980.shtml

-http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/05/26/sinisa-il-predestinato-amicizia-con-arkan.html?ref=search

-https://it.wikipedia.org/wiki/Željko_Ražnatovi?

-http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/rossoblu/2009/23-marzo-2009/mihajlovic-vi-racconto-mia-serbia–prima-bombardata-poi-abbandonata-1501110975607.shtml

–http://archiviostorico.corriere.it/2000/ottobre/19/Mihajlovic_gli_insulti_razzisti_Non_co_0_001019839.shtml

–http://www.fcinternews.it/news/mihajlovic-e-le-storie-tese-con-vieira-ma-all-inter-63142

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