2015

Kucka: “Io sedotto e lasciato dall’Inter. Scholes il mio modello”

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Il centrocampista slovacco del Milan, Juraj Kucka, ha rilasciato un’intervista per TuttoSport in cui ha fotografato un po’ tutto il suo soggiorno in Italia, dalle pregresse stagioni al Genoa al grande salto al Milan in estate. L’incipit lo ha però dedicato all’ultima gioia in campionato, quella con cui lo scorso anno il Genoa ha potuto festeggiare l’ingresso in Europa League (vanificato dalla licenza non concessa dalla Uefa): “Quel gol mi resterà nella testa per tutta la vita, non è stato il più bello ma è stato il più importante della mia carriera perché quel gol ci ha dato l’Europa League. Era quasi l’ultimo minuto, proprio sotto la gradinata nord, un’emozione davvero indimenticabile”. E sul forte interessamento nerazzurro in tempi sospetti: “Il calcio è così: avevo firmato un contratto con loro, però sono rimasto in prestito al Genoa per un altro campionato. L’Inter poi non mi ha più voluto e io sono rimasto lì, comunque contento. quando sono arrivato in Italia per sei mesi è andato tutto a meraviglia. Poi la stagione successiva ho giocato male e forse per questo motivo l’Inter si è tirata indietro e non se n’è fatto nulla. È stato un anno difficile, non mi sentivo mai in forma e mi sono pure fatto male. Forse ha inciso il fatto che avessi in testa l’idea che sarei andato a Milano. O forse non ero ancora pronto. Ora però sono al Milan e voglio dimostrare di poterci stare in una grande”.

Sul significato particolare del derby: “Il derby perfetto è quello in cui vinco e… faccio pure gol. E mi va bene pure di schiena. Queste sono partite ‘diverse’, in cui spesso, più che a calcio, si gioca sui nervi. Sono partite uniche, particolari e affascinanti. Come finisce? Spero bene per noi. Non fa differenza se un derby si gioca alla terza giornata oppure alla quindicesima: noi dobbiamo preparare per bene la sfida con l’Inter anche se abbiamo a disposizione poco tempo e andare in campo con un solo obiettivo: vincerla. Ogni vittoria è importante, pure quella con l’Empoli lo è stata, ma il derby pesa di più. Chi ha più da perdere? Si sono giocate soltanto due partite di campionato, per giunta con il mercato aperto, ed è difficile capire quali siano i valori in campo. A Firenze, quando io giocavo ancora per il Genoa, non è andata bene. Poi con l’Empoli abbiamo vinto e ore vediamo che succede in una gara che, ripeto, è diversa dalle altre. L’Inter ha molti giocatori insidiosi da affrontare. Se devo sceglierne per forza uno, dico Jovetic perché possiede davvero tanta qualità: noi dovremo essere bravi a limitarlo”.

Sulla grande e inaspettata occasione offerta dal Milan: “Mi auguro solo di non avere problemi fisici perché qui posso solo migliorare. Anche se molte cose sfuggono a chi giarda le partite, per diventare grandi giocatori bisogna affinare particolari che paiono impercettibili. E questo lo puoi fare soltanto giocando a grandi livelli. Il mio sogno da milanista è vincere tanti trofei, partendo magari dallo scudetto, ma il mio sogno più grande si è già avverato ed è essere qui ad allenarmi con addosso la maglia di una delle società più importanti al mondo. È stato tutto molto veloce: sono piombato a Milano, ho fatto le visite mediche, sono sceso in campo a San Siro contro l’Empoli e poi via, sono partito per la Nazionale e ora mi ritrovo qui con un derby da preparare. Di fatto, non ho ancora avuto il tempo per pensare a niente. Però basta respirare l’aria che c’è a Milanello per capire cosa rappresenta il Milan per il calcio mondiale: è una società che ha vinto tutto e che ha fatto la storia di questo sport. La pressione sarà tanta ma è normale se stai al Milan che sia più alta rispetto a quando giochi nel Genoa. Certo è che l’obiettivo della stagione è quello di tornare in Champions, ovvero là dove deve stare una società come il Milan”.

Sui concitati momenti del passaggio in rossonero, dal mancato sì al Busaspor alla proposta dei rossoneri: “Già, era l’unica offerta che era arrivata per me: le due società stavano parlando da una settimana e poi è spuntato il Milan. È stato tutto velocissimo. Quanto ci ho messo a dire sì? Forse un minuto e mezzo. scherzi a parte, ho detto subito sì. Il mio modello da giovane era Paul Scholes, magari diventassi per il Milan quello che è stato lui per il Manchester United“.

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