Archivio

La questione Icardi attraverso gli occhi di un milanista

Pubblicato

su

Forse non è giusto guardare e, sopratutto, giudicare in casa di altri ma la questione Icardi merita una considerazione “ad hoc”. L’autobiografia “irrispettosa”, la reazione dei tifosi e le parole a caldo di quei dirigenti (coscienti dell’esistenza del libro solo a “dramma” compiuto) andrebbero archiviate all’interno del fascicolo “Cose da non fare” e poste sul tavolo di ogni sede di società calcistica.
Si perché tutto si può dire al Milan ma, a parti invertite, questa storia sarebbe sicuramente stata affrontata diversamente; i modi e soprattutto i tempi con i quali questo “caso” è stato trattato non fanno altro che confermare l’impreparazione di una società nella gestione delle dinamiche interne e, cosa più pericolosa, aggravare una situazione già parzialmente compromessa.
Ma andiamo per gradi e proviamo a delineare quale sarebbe stato l’operare di Galliani e co. se Mauro Icardi fosse stato un giocatore del Milan : 

 

1) La fascia di capitano a Icardi sarebbe stata tolta perché è la società a deciderlo e non qualche gruppo fomentato della curva.

Ma mai pubblicamente (vedi Ausilio e Zanetti) in diretta televisiva bensì con un breve ma autorevole comunicato stampa diffuso nei giorni seguenti. “Quello che succede nello spogliatoio resta nello spogliatoio” è questa la regola aurea che ogni dirigente dovrebbe tenere sempre a mente.

 

2) Non si può giudicare il comportamento del calciatore e contemporaneamente far passare come lecito la reazione grottesca della tifoseria. 

Non siamo in Guerra Civile, la prima cosa che va tutelata è il bene della società. L’unica posizione da prendere è quella dell’imparzialità di giudizio, “Condanniamo Icardi? Sì. Lecita la reazione dei tifosi? No”.

Creare spaccature non serve a niente, Galliani questo lo sa, speriamo solo che Fassone si dimostri nei fatti e negli atteggiamenti un vero milanista. 

Exit mobile version