Editoriali
Le dimissioni che nessuno si aspetta
Oggi quello che ci vorrebbe è esattamente quello che non accadrà: le dimissioni di Fassone e Mirabelli
La sconfitta contro l’Atalanta, l’ottava in 18 partite per i rossoneri, è solo l’ultima certificazione di una stagione indecorosa per i colori milanisti. I 200 milioni spesi senza raziocinio né coerenza tattica in sede di calciomercato rappresentano il classico problema venutosi a creare sul nascere nel corso dell’estate. Oggi Gattuso, ultimo firmatario del fallimento milanista, ha oggettivamente colpe marginali perché alla fine in campo ci vanno i giocatori.
Le urla e i fischi della curva, il ritiro forzato, le polemiche con Raiola e la stampa estera sono solo piccole gocce che fannno traboccare un vaso ormai già colmo di reiterati fallimenti. Nell’anno della rinascita potenziale arriva forse il più basso dei punti toccati nel recente passato del Diavolo.
La classifica del Milan testimonia un’esame di coscienza ancora mai palesatosi da chi – Fassone e Mirabelli – ha il peso del peccato originale di questo malato, moribondo Milan. Le dimissioni dei due dirigenti rossoneri dovrebbero essere il primo segnale della ricostruzione di un progetto tecnico che, se venisse mantenuto lo status quo, non avrà alcuna possibilità di far riavvicinare il tifo milanista al proprio grande amore.