2015

Le grandi glorie rifuggono dal piccolo Milan

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È da quando girano voci di nuovi investitori in orbita rossonera, che è in atto una vera caccia all’ex dal grande fascino e passato, che riesca a riportare in alto l’onore della piazza milanista e l’entusiasmo della tifoseria. Ma le ambizioni degli orientali si scontrano con la dura realtà del Milan attuale, ridotto tecnicamente ai minimi storici, e non molto meglio dal punto di vista societario.

E così anche i vecchi cuori ci hanno pensato per bene, prima di impelagarsi in faccende, dalle quali è più semplice stare alla larga a priori, che pagare di tasca propria a posteriori. In origine fu Sacchi a declinare l’incarico di responsabile del settore giovanile. La scusa degli ingombranti impegni del nonno, accampata dal vecchio e sagace Arrigo, non è parsa la più indicata per nascondere la renitenza del maestro a tornare nella sua ex casa di lusso, oggi ridotta a una catapecchia. Poi fu la volta di Ancelotti: chiaramente Carletto non ha mai detto ‘no’ a un ritorno al Milan, ma in più interviste si nota come il tecnico emiliano non abbia esplicitamente dichiarato di voler tornare a breve: ha parlato infatti di Nazionale e di Milan come uniche vie per il rimpatrio, senza tuttavia specificare il quando. Sottinteso: quando il Diavolo uscirà da quest’inferno. L’ultima offerta respinta è quella del più amato capitano di sempre, quel Paolo Maldini a cui è stato proposto l’incarico di direttore tecnico, e che per risposta non si è limitato ad un monosillabo semplice, ma proprio qualche ora fa ha rincarato la dose, parlando di “chiarezza d’idee”, presupposto che in una fase di transizione, non può evidentemente esserci.

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