L'ombra di Seedorf sulla rosa del Milan - Milan News 24
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2015

L’ombra di Seedorf sulla rosa del Milan

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Nuovi nomi, nuovi volti ed ennesima pseudo-rivoluzione ma la sostanza resta invariata: la squadra, secondo l’opinione di tifosi e addetti ai lavori, non possiede le necessarie qualità per lottare per la testa della classifica. L’unico pensiero trasversale, al momento, sembra essere quello di Adriano Galliani che dopo la pesante sconfitta con il Napoli a San Siro, dichiarò: “Riteniamo di avere una squadra da primi posti e lì dobbiamo tornare” (SportMediaset). Parole che lasciano l’amaro in bocca, parole che inducono a riflessioni. Dall’ultima stagione con Allegri, passando da Seedorf e Inzaghi, fino all’attuale Mihajlovic il leitmotiv non è cambiato: la rosa non è da Milan. Nonostante i diversi innesti (alcuni discutibili) nel mercato estivo, il reparto che richiedeva quella “rivoluzione culturale” non è stato ritoccato adeguatamente. Quel centrocampo troppo operaio e poco artista, non garantisce né geometrie né copertura e sommato ai problemi in difesa, il risultato non può che essere disastroso. Ruotano gli allenatori, lo staff e i moduli ma il prodotto resta indifferente. Di tutti i fallimenti degli ultimi anni rossoneri, il minimo comune denominatore è sempre stato lo stesso: la rosa. Da diverse stagioni, infatti, i tifosi non vedono più di sei/sette partite “da Milan” l’anno e l’unico tecnico a sbilanciarsi fu quello che, a scapito dei risultati, riuscì più di tutti a mostrare parvenze di bel gioco: Clarence Seedorf. L’olandese tentò prima una rivoluzione nello staff e in seguito a livello di organico, le fallì entrambe ma furono celebri quelle dichiarazioni mai confermate: “3/4 di rosa è da cambiare”. E conoscendo l’allenatore, non sembrano lontane dal personaggio. Come sappiamo Seedorf fu esonerato, prima di lui toccò a Max Allegri e dopo a Inzaghi. Con o senza meriti, con o senza motivazione, il problema principale che accomunò e caratterizzò questi tecnici fu una rosa non adeguata né funzionale. E se pensassimo alla spesa di quasi cento milioni investita dalla società in estate, non possiamo che riflettere in maniera unidirezionale sulla situazione attuale. Il tecnico olandese era stato lungimirante e la risposta alle sue deduzioni fu l’esonero e un trattamento discutibile. Con il “senno del poi” e dati alla mano, probabilmente sarebbe stato meglio rinunciare ai fedelissimi contrari all’olandese e iniziare una vera rivoluzione. A quest’ora magari, le fondamenta su cui costruire erano pronte. Ipse dixit.

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