Maignan a Dazn: «Dal primo derby allo scudetto, vi dico tutto»
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Maignan a Dazn: «Dal primo derby allo scudetto, vi dico tutto»

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Maignan si è raccontato nello speciale Dazn Heroes, rivicendo i momenti più belli della stagione che ha portato allo scudetto del Milan

Maignan si è raccontato nello speciale Dazn Heroes, rivicendo i momenti più belli della stagione che ha portato allo scudetto del Milan:

 

PARLARE POCO – «Sono un ragazzo tranquillo, a cui piace parlare poco, preferisco fare il mio lavoro, l’ho fatto bene, è questo che mi piace di  più»

PORTIERE – «Fare il portiere è difficile, sei solo, devi fare un lavoro preciso, avere una personalità forte, perchè sei magari l’uomo più importante della squadra, una partita non inizia senza portiere»

VINCERE SUBITO – «Si me lo aspettavo. Quando sono arrivato al Milan ho parlato con la società e ho detto voglio portare inisieme agli altri il Milan al suo livello»

IBRAHIMOVIC – «Tutti sanno chi è Ibra, ma lui riesce a fare sempre qualcosa che non ti aspetti, tutti lo ascoltano»

INCROCIO CON IBRA AL PSG – «Ricordo il primo anno con la prima squadra, durante l’allenamento, tutti sanno che Ibrahimovic calcia forte, calciò una palla dentro l’area, molto forte. Ha cercato di far crescere una cosa in me. Magari ha visto che avevo personalità. Dopo la parata che gli feci abbiamo parlato dentro lo spogliatoio e mi ha detto “mi piace questa mentalità”. Oggi dopo 8 anni siamo insieme»

DOPO DONNARUMMA –  «No ho sentito che la gente ha fatto molti confronti ma a me non interessa, ogni partita mi isolo. So che fuori si parla troppo e non voglio avere troppa pressione su di me. Metto la musica e resto nel mio mondo»

RITUALE SCARAMANTICO – «Si c’è ma non lo dirò mai. Puoi provarlo a cercare ma non lo troverai mai è molto strano»

DA PICCOLO – «Non volevo fare il portiere ma l’attaccante. Ho perso una scommessa con il mio allenatore, arrivai ultimo nei test e mi mise in porta e da lì, là sono rimasto. Il giocatore che guardavo di più era Gerrard. Quando ero piccolo la mia squadra preferita era il Liverpool, mi piace tutto di questo giocatore»

GIOCARE CON I PIEDI  – «Nel riscaldmanento pre partita faccio esercizi che normalmente un portiere non fa, per riscaldare i piedi per aiutare la squadra»

DIDA – «Quando sono arrivato al Milan, ho sempre cercato di imparare da lui, parlare con lui su come fosse il Milan, l’atmosfera e lui mi ha aiutato tanto»

ESSERE ORDINATO – «Solo l’unico della squadra che si lava guanti e scarpe da solo. Mi piace essere ordinato. Mi ricordo quando ero piccolo, finisco l’allenamento e lascio tutta la roba dentro lo zaino. Mia mamma non era contenta e mi ha detto che dovevo sistemare le cose»

ORIGINI – «Non ho tanti ricordi perchè sono andato via molto piccolo dalla Guyana. Sono cresciuto con il valore della famiglia. Per me la famiglia è tutto, è la mia forza. Senza la mia famiglia sono niente»

ATTACCANTI AVVERSARI –  «L’attaccante è un ruolo che mi piace moltissimo. Quando guardo le partite, guardo più gli attaccanti dei portieri: così quando gli attaccanti arrivano davanti a me, posso provare a capire prima cosa possono fare, se calciano o optano per un passaggio»

PRIMO DERBY –  «C’era grande tensione. Sapevamo che era una partita importante per la stagione. E’ un bel ricordo quella sfida. Ha vinto la nostra grande volontà. Eravamo arrivati a quella partita con fiducia, avevamo lavorato bene e quindi eravamo pronti»

PIOLI –  «Il Mister ci parla sempre: prima di ogni partita, ogni giorno, ci parla per trasmetterci volontà e fiducia. Prima e durante l’intervallo del derby decisivo dello scorso campionato, ha parlato con tutti noi per farci sentire la fiducia»

CONTROBARRIERA PUNIZIONI  «È una roba mia»

RIGUARDARSI LE PARTITE –  «Me le riguardo sempre. O subito dopo la partita o il giorno dopo»

ERRORE CONTRO LA SALERNITANA –  «Quell’errore ho voluto riguardarlo subito a fine primo tempo. Volevo capire perchè avevo fatto quell’errore. Io punto a crescere sempre e a fare sempre meglio»

TIFOSI «Abbiamo i tifosi migliori d’Italia. Ci hanno dato molta forza lo scorso anno. Mi ricordo ancora a Roma, contro la Lazio, quando praticamente tutto lo stadio era nostro, o contro il Sassuolo: a Reggio Emilia eravamo sicuri di vincere, perché avevamo fiducia in noi e per la forza che ci trasmetteva da fuori il popolo rossonero»

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