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MAIORINO: “Rete scouting sempre attiva, LAPADULA è un esempio per tutti. Closing? Siamo professionisti”

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Ecco la lunga intervista concessa dal DS rossonero Maiorino a Milan TV:

“Da tre anni a questa parte, da quando sono subentrato ad Ariedo Braida, si è continuato a lavorare con la stessa metodologia di lavoro cercando di modernizzare la rete scouting e la tipologia di lavoro. E’ stata snellita la struttura e sono state inserite delle metodologie di lavoro a livello informatico. Le partite visionate all’anno dal vivo sono più di 500 all’anno oltre a quelle visionate attraverso la rete informatica. Sono state effettuate più di 400 relazioni negli ultimi tre anni su 400 giocatori non solo diversi tra loro. Ci sono diversi giocatori che possono essere visionati più volte a seconda se sono obiettivi di mercato o meno. E’ chiaro che poi i mercati cambiano in base agli allenatori e in ogni anno sono sempre condivisi con gli allenatori”.

Su Sosa:

“È stato un giocatore voluto anche dall’allenatore. Era uno di quei giocatori che rispondeva alle caratteristiche tecniche richieste dall’allenatore in quel determinato momento di mercato. E’ un giocatore che ha delle qualità in cui noi crediamo molto. Come sempre, per tutti i giocatori nuovi, c’è un periodo di adattamento e diventa più difficile inserirsi in un contesto in cui la squadra sta giocando in un determinato modo e facendo punti. E’ un grandissimo giocatore dal punto di vista delle qualità umane e tecniche e secondo me riuscirà a fare molto bene nel corso della stagione e a tornarci utile”.

Su Mexes, Balotelli e Menez via:

“Io non parlerei di singoli che ci hanno lasciato. Si è riuscito a creare un’amalgama tra i vecchi e i nostri giovani che già conoscevano il DNA Milan venendo dal nostro settore giovanile. In più i vecchi che sono all’interno dello spogliatoio hanno una forte identità con la nostra società e sono bravissimi a interagire con i giovani. E quindi si è creato un gruppo consolidato aiutato anche dalle vittorie. Naturalmente è stato bravissimo anche l’allenatore a creare un rapporto di fiducia con i giocatori perché sanno che se lui dice una cosa poi li fa”.

Su Suso:

“Quando un giocatore entra a far parte del gruppo, soprattutto a stagione in corso come nel caso di Suso, non è mai semplice. Anche perchè lui veniva da un’esperienza nel campionato inglese. In più aveva avuto un’esperienza all’Almeria. Veniva inserito in un gruppo in cui c’erano i suoi equilibri, con Honda che giocava nella sua posizione. Ha avuto bisogno di un periodo di adattamento nei primi mesi. In più c’era il fatto che l’allenatore magari chiedeva cose diverse. Questi i primi 6 mesi. Dopo Inzaghi è arrivato Mihajlovic e si è provato a farlo giocare in una posizione che lui non sentiva sua. Quando l’ho conosciuto lui giocava nella nazionale spagnola mezzala sinistra. In quel momento avevo intravisto anche nelle sue qualità che potesse giocare più vicino alla porta. Forse lui non sentiva suo il ruolo di trequartista e forse non gli è stata data nemmeno l’opportunità di potersi esprimere con continuità in quel ruolo. Poi c’è stato anche un equivoco tattico nei primi mesi di Mihajlovic in cui non si era capito quale potesse essere lo schema tattico adatto per la squadra. Avendo sempre creduto molto in lui, si è cercato di dargli continuità e fiducia in quel posto dove potesse avere tempo per crescere. Ha fatto molto bene al Genoa, è tornato con un allenatore a cui piacciono più i giocatori con le caratteristiche di Suso. Ora gioca con fiducia ed è più libero di esprimersi”.

Su Paletta e Niang:

“Al 31 agosto si fa una lista dei giocatori che deve essere condivisa con gli allenatori e questi ultimi devono avere fiducia nei giocatori presenti in questa lista. Parlando di Paletta, l’anno scorso per evitare di far deprezzare giocatori di valore come Paletta visto che avevamo tanti difensori forti, gli abbiamo dato la possibilità di andare in prestito a giocare con continuità per poter ritornare forte come fortunatamente è tornato quest’anno. E’ chiaro ed evidente che ci sono delle cose che uno deve valutare in maniera oggettiva. Noi lo facciamo sempre per il bene dell’allenatore, del Milan e dei ragazzi. Il calcio è strano, alcuni giocatori possono fare male per diversi motivi. A volte può non essere colpa di nessuno, perchè davanti a lui c’è qualcuno di più forte. Il calcio è emozionale, è fatto di momenti. Quest’anno siamo stati bravi a creare i momenti giusti ai giocatori”.

Sul Milan giovane e italiano:

“Questo progetto è iniziato qualche anno fa. Locatelli è già un anno e mezzo che si allena con la prima squadra. E’ chiaro che, essendo un 1998, tu devi dargli modo e tempo di potersi integrare e crescere con la squadra. Questo comporta che, anche sul mercato, devi anche fare scelte diverse, cioè cercare di valorizzare e non penalizzare un potenziale giocatore da Milan che hai. E questo negli anni passati ci ha portato magari a fare delle scelte per tutelare il nostro patrimonio interno. Questi giocatori sono giocatori che abbiamo reputato che possono essere giocatori da Milan e lo stanno dimostrando. E quindi questo significa che con loro si debba avere più pazienza rispetto magari a tanti giocatori che magari acquisti. E questo comporta del tempo. Gli anni scorsi purtroppo non è andata sempre benissimo. Però, Donnarumma è un anno e mezzo che gioca con la prima squadra, Locatelli sta avendo molto più spazio, complice anche lo sfortunato infortunio del nostro capitano. Anche per lui era prevista una crescita graduale, però si sta dimostrando già un giocatore pronto. Idem Calabria, adesso ha avuto un infortunio ma stava iniziando a giocare con più continuità. De Sciglio e Abate sono prodotti del nostro settore giovanile. Quindi questa è la linea. Chiaro che tutti quanti ci auguriamo che tutti i giocatori possano essere italiani secondo quello che è il volere del nostro presidente, condiviso ovviamente dal nostro amministratore delegato Adriano Galliani. Ci rendiamo conto che non sempre può essere così semplice e immediato mandare un ragazzino della Primavera a giocare titolare nel Milan l’anno successivo. E quindi dobbiamo essere bravi noi società e anche l’allenatore, che sta sposando in pieno questo progetto, a indirizzare la squadra verso questo tipo di futuro”.

Sul closing:

“Di base siamo dei professionisti, che lavoriamo in funzione di una squadra. Amiamo questa società, io sono 12 anni che lavoro in questa società e mi è stato trasferito tutto quello che è l’essere famiglia di questa società. Quindi fino a che non ci sarà una cessione definitiva, cosa che ci era stata già preannunciata da Fininvest, noi lavoriamo come se dovessimo rimanere altri 30 anni in questa società. L’allenatore è stato bravissimo, così come lo spogliatoio, a trovare un’alchimia perfetta di quelle che sono le nostre idee. Giocatori come Montolivo e Abate sono giocatori che hanno la società nel cuore e sono i primi che hanno sofferto delle situazioni degli anni passati”.

Su Lapadula:

“È un attaccante al 100%, ha nel DNA la voglia di segnare, è un combattente nato. Io non so quello che potrà diventare, so quello che è adesso. E’ un giocatore che si allena sempre al 1000% e si allena e gioca sempre per la squadra. E’ un giocatore importante come Bacca e Luiz Adriano. Io credo che un gruppo per essere squadra sia una squadra vera quando ci sono non solo gli undici che scendono in campo, ma tutti che remano nella stessa direzione. Io credo che i suoi compagni possano prendere esempio da lui. Quando abbiamo preso la decisione di prenderlo, anche fortemente consigliata dal nostro presidente Berlusconi, sapevamo che avrebbe potuto darci una mano come effettivamente ci sta dando”.

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