Marotta recrimina ancora: «Lo scudetto sarebbe stato il fiore all'occhiello»
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Marotta recrimina ancora: «Lo scudetto sarebbe stato il fiore all’occhiello»

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Marotta Steven Zhang

Giuseppe Marotta è tornato a parlare della lotta scudetto: grosse recriminazioni da parte dell’AD per aver perso la sfida col Milan

Beppe Marotta, ad dell’Inter, si è così espresso dal palco dell’evento L’Amico Atletico:

«La vittoria più bella? Ogni volta che la raggiungi, pensi sia la migliore, ma poi guardi già alla prossima sfida. Quest’anno vincere lo scudetto sarebbe stato il fiore all’occhiello, purtroppo non ci siamo riusciti. Siamo concentrati sulla prossima stagione, ci poniamo obiettivi importanti perché il Club ci obbliga a pensare sempre in grande. L’Inter è tra le più gloriose squadre al mondo. Lontani dalla Premier? Si, il gap si sta allargando e il nostro potere è diminuito. Ci siamo trovati impreparati nel momento della svolta, restando ancorati al mecenatismo degli anni ’90. A Milano c’erano le famiglie Moratti e Berlusconi, oggi Inter e Milan sono in mano a proprietà straniere che hanno portato soldi e un nuovo modello di business. Prima c’è stato un vuoto troppo lungo e perciò non siamo stati in grado di valorizzare le risorse. Ormai i top campioni passano dalla Serie A per andare in altri Paesi, ecco perché serve ritrovare la competitività che non sempre è possibile garantire solo e soltanto grazie alla spesa. Occorrono anche competenza e innovazione. Europeo in mezzo a due mancate qualificazioni al Mondiale? La tradizione dice che siamo vincenti e Ancelotti lo dimostra. Il Made in Italy, anche lato dirigenziale, è al massimo livello. Dobbiamo ridurre il gap culturale che non sempre sappiamo accettare. In più dobbiamo investire sulla formazione, già dalle scuole elementari per avviare i bambini verso un percorso di protagonismo umano, prima che agonistico. Vedo dispersione eccessiva di talento e questo genera svantaggio nei confronti di altri Paesi. Agnelli? Ci siamo sempre confrontati, a partire da Dybala che portammo alla Juve dal Palermo. Gli dissi che per battere le milanesi dovevamo spendere di più. Serve coraggio per fare certe azioni. Quella di Paulo fu una operazione che non mi fece dormire la notte, ma fu vantaggiosa fin da subito. Se può venire all’Inter? La speranza è che possa giocare con noi. Monza? Sono felicissimo, sono stato dirigente lì quando Galliani passò al Milan nell’87. La Serie A inorgoglisce tutti coloro i quali sono passati da questa splendida società. Anche la Cremonese è in A, dobbiamo imparare dai saggi presidenti come Berlusconi e Arvedi, praticamente coetanei».

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