HANNO DETTO
Mastour racconta: «Al Milan mi sentivo un supereroe, ho sofferto di depressione. Mi piace pensare che…»
L’ex calciatore del Milan, Hachim Mastour, è tornato a parlare della sua esperienza in rossonero e dei problemi che ha affrontato
Meteora del Milan che non è mai riuscita a sbocciare, Hachim Mastour ricorda con gioia ed entusiasmo la sua esperienza in rossonero. Ecco l’intervista del centrocampista marocchino ai microfoni di SportBIBLE.
SE MI GUARDO INDIETRO? – «Guardando indietro sono felice di tutto. Ogni passo nella vita mi ha portato ad essere la persona che sono oggi. Dio ha un piano per tutti. Dobbiamo lavorare ed essere pazienti perché non sai mai quando potrebbe essere il tuo momento. La vita cambia rapidamente».
L’ESORDIO MAI AVVENUTO AL MILAN – «Era la mia prima partita con il Milan. Indossare quella maglia per la prima volta è stato unico, una sensazione speciale. Senti sulla pelle la grandezza del club ed è bellissimo. Mi sono sentito un supereroe. Giocai quella partita con il sorriso sulle labbra e andò bene. Ho scelto il Milan perché era il progetto che mi convinceva di più e ho cercato di imparare il più possibile. Ho avuto modo di allenarmi con campioni e idoli. Era un sogno. Non ci sono parole per descrivere quei momenti. Avevo la pelle d’oca mentre il pullman si dirigeva verso San Siro. Avere la mia famiglia sugli spalti e sentire il mio nome gridare dall’altoparlante e dalla Curva Sud… non lo dimenticherò mai».
IL RAPPORTO CON GATTUSO – «È stato tutto un malinteso. La prima settimana lui non mi ha parlato, ha osservato e poi mi ha chiamato nel suo ufficio e mi ha fatto i complimenti per la serietà del mio lavoro. Ho ascoltato attentamente il suo consiglio. Mi ha parlato molto e lo ringrazio tantissimo. I tempi sono cambiati. Ogni epoca ha il suo processo. All’epoca era impensabile che un ragazzino di 15 anni arrivasse in prima squadra, soprattutto in una squadra come quella del Milan, che aveva una rosa di campioni in ogni ruolo».
L’ESPERIENZA IN ROSSONERO – «Per quanto mi riguarda, il fatto di essermi allenato insieme a persone con cui giocavo alla PlayStation mi rende felice oggi. Ho imparato a vedere sempre il lato positivo delle cose. Ognuno ha il proprio percorso e la propria storia. Spesso desideriamo delle cose, ma solo Dio sa se questo è un bene per noi o no. Mi piace pensare di aver aperto le porte ai giovani e alle generazioni future perché da lì in poi era più frequente vedere ragazzi giovani approdare in prima squadra».
LA DEPRESSIONE – «Ho attraversato momenti difficili. Ero depresso. Ne sono uscito grazie alla mia famiglia, alla forza di volontà e alla fede. La fede mi ha aiutato molto. Dio non carica un’anima più di quanto possa sopportare. Ogni problema e ostacolo che incontriamo nel nostro viaggio può essere superato. Se è davanti a noi, è per un motivo. Ho giocato in tante parti del mondo e da ogni posto ho imparato qualcosa. Ho allargato la mia vita, sia a livello umano che professionale. Non conosco la parola fallire, perché ogni evento che attraversiamo è parte del nostro cammino. Fallisci quando non sei una brava persona, con il cuore bianco, che non aiuta gli altri senza aspettarsi qualcosa in cambio. Dio ha mi ha dato un talento e ne sono grato. Ci saranno molti altri capitoli nella mia vita e vedremo dove arriverò».
SUL FUTURO – «Ho 25 anni, la strada è ancora lunga e sto lavorando per realizzare il mio sogno e obiettivo. Sto dando il massimo. Ci credo. Il tempo lo dirà».