2015

Mexes: “Così ho convinto la società a puntare su di me”

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Philippe Mexes ha parlato ai microfoni del Corriere dello Sport in merito al rapporto con Berlusconi, Mihajlovic e sul cambiamento in atto del Milan:

“Onestamente quando il presidente viene a Milanello ci parla come fosse un buon papà. Dice un sacco di cose: sui capelli, sugli orecchini, sui tatuaggi… Non ci siamo mai trovati da soli a parlare, ma penso che di me gli piaccia la mia tenacia, la voglia di non mollare mai. Io sono al quinto anno di Milan. Ho vissuto un cambiamento importante. Dal Milan di Nesta, Seedorf, Inzaghi, Ambrosini, Gattuso a quello attuale che non è andato bene, non ha ancora un’anima vincente come quello di prima. Anche se non sono Maldini o Nesta, ho cercato di dare il mio contributo in campo e fuori. Io leader di questo Milan? Forse. Un po’ più leader rispetto agli altri. Ma essere leader non vuole dire essere più forte. Si sono accorti della mia sincerità. Sono sempre stato così, fra alti e bassi. Se sono il compagno ideale per Romagnoli? Per Alessio non è stato semplice gestire il suo posto da titolare, considerati i soldi spesi per lui. Ma su questo non c’entra niente. Consigli? Certo, per migliorare deve stare più tranquillo, anche se non gioco cerco di supportarlo sempre”.

Mexes prosegue. Cos’è successo con il mister? Mi sono chiarito da subito con lui prima che firmassi il contratto. C’è stata la possibilità di parlarci, ha avuto la possibilità di potermi conoscere e adesso mi apprezza. Quali erano i suoi dubbi? Sicuramente in allenamento le mie performance non sono le migliori come velocità e resistenza. Ma posso giocare sempre e ovunque, sono affidabile. La mia mentalità gli è piaciuta molto”.

Infine su Balotelli. “E’ un bravissimo ragazzo, ma ormai è diventato un personaggio, ha deciso di esserlo. È molto buono d’animo, ma anche un po’ incosciente. Talvolta esagera e sbaglia. Ha bisogno di aiuto, non può uscire da solo da questa situazione. Ma lo capisco: all’esterno non ha molti punti di riferimento. Sono molto contento che l’operazione abbia avuto buon esito. Devo essere sincero: mi sono affezionato molto a lui. Io, Nigel, i cosiddetti “vecchi” cerchiamo di dargli una mano. Mario ha deciso di essere un personaggio. Se fai di tutto per esserlo, per farti attaccare non ti puoi lamentare. Allora a quel punto puoi farti rispettare solo per quello che fai in campo”.

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