Miha e Pippo: quante similitudini!

Sembravano due prototipi agli antipodi, a iniziare dal carattere e dagli argomenti portati in conferenza, l’uno difensivista – a livelli finanche comici – l’altro colpevolista, certe volte quasi a prescindere. Oggi, grazie al beneficio dei riscontri forniti dai soli due mesi della nuova stagione, possiamo azzardare che le congiunzioni, perlomeno quelle più evidenti fra Inzaghi e Mihajlovic, finiscano qui. Si è già parlato tanto dei numeri, evidenziando che a parità di gare giocate il Milan di SuperPippo avrebbe 5 punti in più del successore. Un deficit non di poco conto, se si valuta il fatto che sia stato accumulato nell’arco di appena 7 partite. Forse adesso, qualche tifoso si starà ricredendo per aver gettato la croce addosso all’ex numero 9 quando arrivavano sconfitte a grappoli, sebbene contestare alcune scelte tecniche non rappresenti reato.

Non così distante è anche il raffronto sulla statistica dei gol al passivo, indice che probabilmente, più che l’allenatore, con l’operazione di assemblaggio, sarebbe dovuta essere la società, con le operazioni azzeccate in fase di mercato, a mettere il tecnico nelle condizioni di tenere la coperta lunga dietro. A nulla serve rivangare gli 86 milioni per una campagna estiva costruita in modo squilibrato. La più recente analogia riguarda il modulo, quel 4-3-3 di inzaghiana memoria, ma pronto ad essere esibito da Mihajlovic nella premiere dell’Olimpico. E chissà che adesso il serbo, da cultore della filosofia del possesso palla, non decida di giocare pure di rimessa.