2015

Milan 2.0: attitudine sovversiva mancata

Pubblicato

su

Si è concluso da poche ore il mercato di riparazione ma questa nuova “macchina Milan” sembra appena uscita da un concessionario. Quattro innesti (Destro, Bocchetti, Antonelli e Cerci) che s’insedieranno tra gli undici titolari, quattro “accessori” che renderanno “l’autovettura rossonera” apparentemente splendida, lucente e maestosa. Seconde linee migliorate (Paletta e Suso), difesa doppiamente rinforzata nel suo punto più vulnerabile e imbelle, attacco sensibilmente ampliato e rinforzato. Escluso, poi, il reparto più arretrato, che con Diego Lopeze e Abbiati non necessitava ritocchi, sorge spontanea una domanda, “ma il centrocampo?”. Quella zona del campo popolata solo da incontristi e da giocatori non da Milan, è stata lasciata tristemente linda. Nei prossimi giorni, in maniera più o meno velata, la responsabilità di questo insuccesso ricadrà sui molteplici rifiuti di Michael Essien, ma per il decantato Milan, questa giustificazione non è adottabile. Il re del “Siamo il club più titolato al mondo”, deve trovare le soluzioni anche a i problemi cruciali più viscerali, puntando più al Machiavellico e meno al capzioso. A questo Milan è stato montato su un motorino elettrico, una carrozzeria da SUV. E Parma ne è stata la prova. Solidità difensiva e attacco propositivo, ma a centrocampo nessun filtro. Pessima fase di copertura e imbarazzante servizio alle punte. L’inesperienza di Inzaghi (non acquistabile nemmeno in prestito con diritto di riscatto), non lo aiuterà a risolvere questa delicata situazione e la rosa, così formata, non solo è destinata a non dare spettacolo ma rischia di incepparsi. “Carrozzeria” nuova e “accessori” tanto lussuosi quanto pleonastici, sono importanti ma non fondamentali. Perché, per l’ennesima volta, “una Ferrari con un motorino elettrico”, è l’ennesimo indizio di un mercato senza progetto (O è un progetto senza mercato?). Quella che poteva essere una perfetta palingenesi, sviluppata da “un’attitudine sovversiva”, si è persa probabilmente nella nebbia meneghina o indugia ancora dal rinomato “Giannino”.

Exit mobile version