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Milan, in 6 mesi crescita da top club: Evani elogia i protagonisti
Milan in crescita, lo dicono i numeri e lo sottolinea Gazzetta, Evani invece individua i protagonisti di questa rinascita
Milan al centro della prima pagina su Gazzetta dello sport con un’analisi molto interessante sulla crescita della posizione rossonera negli ultimi 6 mesi: tre indizi fanno una prova, il Milan è tornato. Diavolo che rialzo! Valore della rosa, terzo posto, San Siro sempre più pieno: in 6 mesi le azioni del Milan si sono rivalutate. Un anno fa la grande incertezza relativa al futuro economico societario spaventava un po’ tutti, ci si chiedeva quale fosse la soluzione ideale per ovviare a problemi diventati improvvisamente giganteschi dopo il responso negativo del campo, ad una campagna acquisti da 200 milioni di euro ed oltre, decisamente fallimentare. Brutto usare questo termine perchè gran parte dei giocatori acquistati da Fassone e Mirabelli, costituiscono oggi il settanta per cento della squadra di Gattuso. Dunque fallimentare nei numeri, era indispensabile arrivare in Champions ed invece l’Europa League, poi persa malamente in un girone di un livello indefinibile.
GENNAIO 2019- Leonardo e Maldini si insediano nel Luglio del 2018 partendo subito con un mercato “riempi stadio” ma le cose faticano a decollare, serve altro e di questo ci si renderà conto tra Novembre e Dicembre del 2018. Si arriva a Gennaio, in squadra Piatek e Paquetà ed un assetto tattico differente, cambiato in corsa da Gattuso per non prendere più un goal a partita. Le cose iniziano a funzionare, la classifica si accorcia, arrivano le vittorie, lo stadio si riempie ed il quarto inizia ad essere un sogno ricorrente molto più vicino. Alberigo Evani, intervenuto a Sky Sport, ha parlato del suo vecchio Milan e della presenza di Maldini e Leonardo nella società attuale: «Si parla di persone intelligenti, conoscono il calcio, hanno tanta esperienza, la situazione del Milan con loro poteva solo migliorare».
SUL CALCIO MODERNO- «Nel calcio attuale forse il talento conta un pochino meno, forse ci sono più atleti, più giocatore costruiti, ma ci deve essere sempre una passione».
AI TEMPI DI SACCHI- «Ha cercato di trasferire le sue idee a noi. Lo spogliatoio era formato da persone serie anche se non si frequentavano molto. Io stavo tra le mie, sono una persona un po’ chiusa, ma non ottieni risultati se non c’è feeling».