Editoriali

Milan-Benevento, problema di condizione: Gattuso paga ora l’eredità di Montella

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La sconfitta casalinga contro il Benevento è il fondo toccato dai rossoneri questa stagione. L’effetto Gattuso sembra già svanito e il rischio di compromettere la stagione torna ad essere concreto

MilanBenevento, stadio San Siro, fischio finale, 0-1. Sembra impossibile, ma è tutto vero. 90 minuti di sufficienza e superficialità. E’ bastato un Benevento ordinato, solido e efficace nelle ripartenze per sconfiggere i rossoneri e portare a casa la partita. L’elenco dei problemi, tecnici e tattici, che potrebbero spiegare i motivi di questo tracollo è infinito: dal 4-4-2 che non funziona fino alla mancanza di attaccanti che segnino, passando per la fragilità del centrocampo. La sensazione però è che tutte queste scusanti non siano ammissibili, soprattutto quando di fronte hai il Benevento, bravo a fare il suo e a concretizzare le occasioni, ma che comunque è l’ultima squadra in classifica, con quasi due piedi in serie B, con 17 punti collezionati, di cui 4 proprio contro il Milan. Logico è dedurre che a monte ci siano problemi ben più rilevanti e che non riguardano la natura tattica. Quando Gattuso ha preso in mano le redini della squadra era il 3 dicembre e la partita, guarda caso, era Benevento-Milan. Ci ricordiamo tutti il tragicomico finale di quel pomeriggio. Il Milan fino a quel momento stava conducendo un campionato mediocre, al di sotto di ogni tipo di aspettativa, soprattutto vista l’ingente cifra investita sul mercato in estate.

L’allenatore allora era Montella, il cui esonero, al di là delle tempistiche, ha messo tutti d’accordo. La squadra con l’allenatore campano era scarica, spenta, la preparazione atletica era evidentemente insufficiente, e la tensione mentale era sottotono. Con l’arrivo di Gattuso la musica è cambiata e, dopo un avvio problematico, le prestazioni sono migliorate, sono arrivate vittorie contro le big, la condizione fisica ha fatto un netto salto di qualità e c’era la sensazione che, almeno in quelle partite, i giocatori avessero capito la responsabilità che derivava dall’indossare quella maglia, cosa che più è mancata durante questi anni a Milanello. Gli stessi calciatori hanno riconosciuto il mutamento derivato dal cambio di allenatore, alcuni non hanno risparmiato parole non proprio dolci nei confronti di Montella (LEGGI LE CRITICHE DEI MILANISTI ALL’ AREOPLANINO). Kessie e Suso in particolare hanno posto in evidenza come la squadra con lui lavorasse poco, e l’intensità fosse insufficiente. Con le ultime prestazioni però, la squadra è tornata a deludere, e sulla panchina siede sempre Gattuso.

Come spiegarsi questo calo allora? La sensazione è che Ringhio abbia spremuto al massimo, a livello fisico e mentale, questa squadra, abituata ai ritmi decisamente più blandi della gestione “montelliana”, e che adesso i giocatori stiano iniziando a sventolare bandiera bianca. Sintomatica sotto questo punto di vista è l’involuzione di alcuni giocatori, Suso su tutti, lento e prevedibile nelle ultime apparizioni, segue Bonucci, le cui ultime prestazioni lo stanno terribilmente avvicinando al giocatore di inizio stagione, e la lista potrebbe continuare. La squadra ancora non è squadra, i 6/11 della formazione titolare contro il Benevento erano giocatori nuovi e serve ancora tempo per trasformare tanti nuovi acquisti in un gruppo solido e unito, che sia immune il più possibile da questo tipo di fragilità, e che riesca a reggere gli urti e l’intensità lungo tutta la stagione, non solamente per dieci partite. Il problema numero uno in casa Milan è la coesione e la stabilità, spesso lacunose, che impediscono alla squadra di avere continuità nei risultati. I problemi tattici non giungono mai da soli.  Lavorare sulla solidità e sulla tenuta mentale, oltre che atletica, sarà la missione di Gattuso per il prossimo anno.

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