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Milan, Borini: «Sento troppo allarmismo, siamo sempre stati quarti. Piatek? Gli basta un pallone..»
Fabio Borini ha parlato del momento rossonero, tra l’obiettivo Champions e le nuove dinamiche tattiche della squadra
Fabio Borini è e sarà uno degli elementi più preziosi per questo Milan da qui a fine stagione. L’attaccante rossonero ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Milan Tv. Queste le sue parole: «La disinvoltura nel cambiare più ruoli deriva dall’allenamento. Mi preparo sempre allo stesso modo, sia che io debba giocare a destra o sinistra. Contro la Lazio serviva allargare le loro linee ed avanzare con qualche uomo in più, quindi il mio compito era di fare tutta la fascia in fase offensiva e difensiva. Per fortuna mi è riuscito»
SULLA SPINTA FISICA – «Abbiamo dato tutto in campo, questo è poco ma sicuro. Io difficilmente mi stanco, quindi per me arrivare a parlare con l’arbitro per spiegargli che sto prendendo qualche minuto per rifiatare significa che veramente avevo finito l’ossigeno. Poi era tanto che non giocavo due partite da titolare per 180 minuti consecutivi in una settimana. Avevo veramente finito la benzina, almeno però abbiamo dato tutto in cambio di una vittoria pesante»
SUL CAMBIO MODULO – «Lo avevamo già provato nella vigilia, difesa a tre con me a sinistra a centrocampo però e non a destra. C’era qualche posizione diversa, quando però c’è voglia di vincere di tutta la squadra qualche piccolo dettaglio individuale passa in secondo piano. Abbiamo avuto coraggio a cambiare a gara in corso. Non era studiata per evitare alla Lazio di attaccare con il doppio attaccante ma per andare a specchio, uomo contro uomo, sapendo che loro sono fisici ed andavano pareggiati su quell’aspetto. Un po’ come l’Atalanta, per capirci»
SUI KM PERCORSI – «Circa 12 chilometri e 800 metri. Mentre contro la Juventus 12.5, quindi a livello di distanza siamo lì. Più o meno io corro sempre sopra i 12 chilometri. Quasi mai ho visto qualcuno correre più di tredici chilometri, l’ho visto fare nelle ultime stagioni a Kessié e Biglia»
SUI CONSIGLI A CUTRONE – «Gli stavo girando qualche trucco del mestiere. Lui è ancora molto giovane, gli ho suggerito di essere furbo quando aveva la palla, di andare più facilmente a terra se c’era un contatto e di non lottare sempre se c’era qualche situazione vicino alla bandierina. Lui vuole sempre fare gol, a volte non serve segnare a fine gara ma sapere cosa fare per vincere una partita nel finale»
SUL PARAGONE CON LA PREMIER – «Delle cose che ho vissuto in Inghilterra ne porterei parecchie qua al Milan, la prima cosa che porterei forse è la tranquillità con cui si vive la partita. Sia a livello mediatico che della tifoseria. Là è una giornata di festa, in Italia troppo spesso è motivo di arrabiature e nervosismo»
SUL GRUPPO – «È formato da tutti, non solo da quelli che giocano più spesso. Chi esce dalla panchina, io compreso, non deve rendere vita facile al mister nelle scelte. Questi tipi di problemi vorrebbe averli chiunque, qualsiasi allenatore»
SULLA CHAMPIONS – «Aver superato Juventus e Lazio ancora da quarti ha portato sicurezza. Ho visto in giro troppo allarmismo, pur non avendolo mai perso. Ad un certo punto eravamo anche terzi. Sta solo a noi continuare a meritare il quarto posto, poi serve lottare contro chiunque. Anche con le piccole che avranno più fame di Juventus e Lazio»
SULLE RIVALI TEMIBILI – «Se devo scegliere una squadra vuol dire che dovremmo uscire noi. Se proprio devo sceglierne una dico l’Atalanta, e anche la Sampdoria che è un filo più indietro. I bergamaschi vanno molto sulle capacità fisiche e fanno duelli per tutta la partita, in giornata sì danno problemi grandi a chiunque»
SULL’INTER – «Gli avevamo già mangiato una volta un vantaggio importante, anche superiore a quello attuale. Ovvio, per come è nato il campionato, sono sempre stati avanti e non posso dire che non meritino quella posizione. Sono nelle prime tre praticamente dalla prima giornata»
SU PIATEK – «Un rendimento così efficace e rapido in poco tempo non se lo sarebbe mai aspettato nessuno. Serve sempre un periodo di adattamento, per lui invece è stato tutto immediato. Poi gli basta una palla per fare gol, non ha bisogno di mille cross per segnare. Veramente gli basta un mezzo pallone e lo gira in porta, per fortuna lo abbiamo noi in squadra».