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Milan, la squadra secondo Pioli: ecco che anno sarà il 2020

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Milan, Pioli esprime le proprie sensazioni in merito all’arrivo di Ibrahimovic, atteso a Milano per Giovedì 2 Gennaio, visite mediche e firma

Milan, Pioli ora può sorridere, il tecnico si prepara ad accogliere Ibrahimovic. Il rinforzo che serviva, in termini di gol e soprattutto di carisma misto ad esperienza, utile a ritrovare la strada smarrita di un Milan spesso troppo distratto. Pioli ha espresso il proprio pensiero attraverso il Corriere della sera.

UN GUERRIERO CARISMATICO- «Ibra è un guerriero, un leader, un giocatore carismatico che ha grande senso della responsabilità e grande voglia di vincere. Sarà di stimolo per tutta la squadra, il suo apporto sarà fondamentale».

IBRA A LIVELLO TATTICO- «Sa fare tutto, sa mandare in gol i compagni, sa occupare bene l’area, saprà essere il punto di riferimento della nostra fase offensiva. L’ho sentito al telefono, è molto carico, non vede l’ora di allenarsi con noi, come io di averlo. Cosa mi ha detto? Gli ho dato il benvenuto, si è informato sulle condizioni della squadra, sui prossimi allenamenti, sulle prossime situazioni da affrontare. Mi ha detto: “Mister stai tranquillo che sto bene”».

SULLA PERSONALITA’ DI SQUADRA- «Essendo la squadra più giovane del campionato qualche limite a livello di cattiveria agonistica l’abbiamo riscontrato. Ibra è quel tipo di giocatore, di persona e di leader che potrà aiutarci a colmarlo. Ringrazio la proprietà. Gazidis, Maldini, Boban e Massara hanno lavorato tanto durante le feste».

COME SI SUPERA BERGAMO- «Con la voglia di riscatto, perché abbiamo finito il 2019 nel peggior modo possibile. Ibra ci dà un motivo in più per essere positivi».

VIA LE ETICHETTE- «Io normalizzatore? È il concetto di mettere un’etichetta che non mi piace. Vengo descritto come un tipo più distaccato di quello che sono, sono molto più passionale, vivo di emozioni, di entusiasmo. Ma a volte mi sembra che si confonda l’educazione e il rispetto con la mancanza di personalità, o che per essere un bravo allenatore si debba essere arroganti».

IL LATI POSITIVI DEL 2019- «Come sono stato accolto qui, della disponibilità dei giocatori. Di come mi sento coinvolto. Sono arrivato la settimana della sosta del campionato, c’erano pochissimi giocatori. Quando è stato il momento di debuttare contro il Lecce mi sembrava di essere qui da tanto tempo».

2020 CAMBIARE TUTTO- «Dobbiamo diventare più concreti. Siamo costretti a fare un volume di gioco troppo elevato per vincere, siamo una delle squadre che in percentuale sfrutta meno le occasioni create. È un limite grosso, abbiamo lasciato 3-4 punti per questo».

SUI CARTELLI NELLO SPOGLIATOIO- «Una delle cose più importanti è motivare, stimolare la squadra. Sin dai primi giorni della settimana cerco di buttare delle “ancore”, dei salvagente che mi aiutino a portare la motivazione al massimo nel finale della settimana. Faccio come Pollicino: se tutti i giorni butto un principio, un concetto, uno slogan, una foto, una dichiarazione di un avversario o di un mio giocatore, a fine settimana è più facile ricordare quello che mi preme ai giocatori».

SUGLI STIMOLI- «Gli stimoli sono diversi da settimana a settimana. Può essere la sintesi della nostra ultima prestazione, una nostra caratteristica o una degli avversari. Anche una dichiarazione, che può far arrabbiare i miei. Io leggo le interviste dei grandi coach, uso spesso allenatori di altre discipline, soprattutto pallavolo e basket, trovo che abbiano una grande capacità di comunicazione. Adesso a Milano è arrivato Ettore Messina, spero di incontrarlo. In passato ho preso tanti spunti da Julio Velasco».

SUL GRADIRE UN PROGETTO LUNGO- «Sì, tanto. La mia esperienza più duratura è stato a Bologna due anni e mezzo. Mi piacerebbe allenare una squadra 4-5 anni, perché c’è tanto da creare come spirito, come cultura. Non si può fare a meno dei risultati, ma credo che la difficoltà maggiore sia la valutazione degli obiettivi a inizio anno: perché se pensi che la tua squadra sia meglio di quello che è, diventa difficile centrare gli obiettivi e di conseguenza tenere l’allenatore. L’allenatore fortunato è quello che va in una società che ha un giudizio realistico degli obiettivi della squadra».

SUGLI OBIETTIVI- «A me la società ha chiesto di fare il massimo per raggiungere gli obiettivi più alti possibili. Non mi ha chiesto per forza la Champions, ma di sfruttare i giocatori a disposizione, consapevole di avere una squadra con qualità».

SU PAQUETA’- «Nessun dubbio, è una mezz’ala. Lavora con impegno e generosità, ma deve diventare più determinante: che significa che o fa gol o deve far fare gol».

SU PIATEK- «Se giochi nel Milan e arriva un giocatore di qualità devi essere stimolato e contento: più sono e più si alzano le possibilità di vincere».

L’AUGURIO PER IL 2020- «Di vivere assieme un 2020 migliore. E chissà che non nasca qui il mio ciclo lungo».

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