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Milan, non si vince più: la colpa però non è di Gattuso

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L’ingranaggio rossonero si è inceppato: il Milan non vince più. Gattuso sul banco degli imputati, ma siamo sicuri sia lui il principale responsabile?

Nel posticipo della sesta giornata di Serie A il Milan pareggia 1-1 a Empoli, è il terzo consecutivo per i rossoneri. La classifica inizia già a preoccupare: solo 6 punti collezionati e Champions League già lontana altrettante lunghezze (bisogna ancora recuperare però la gara con il Genoa).

SENZA RISULTATI GATTUSO SUBITO COLPEVOLE – Se ci affidassimo solo ai numeri la conclusione probabilmente si discosterebbe dalla realtà e non poco: il Milan infatti ha raccolto molto meno di quanto seminato. Come spesso accade nelle situazioni di difficoltà, anche in questo caso tifosi e addetti ai lavori si sono affrettati a trovare un colpevole, un capro espiatorio: e questa volta la scelta sembra essere ricaduta su Gattuso. Il tecnico calabrese sarebbe stato individuato come il responsabile della ‘pareggite’ rossonera.

NE SIAMO PROPRIO SICURI? – Prima di giungere a scelte avventate però ci sentiamo di condurre una breve analisi. I tre pareggi consecutivi che hanno affossato il Milan, ai quali aggiungiamo anche la sconfitta iniziale di Napoli sono stati tutti il risultato di errori-fotocopia e di medesimi cali di concentrazione: lo stesso copione ripetuto più e più volte. In che casi sarebbe giusto e doveroso dare la colpa all’allenatore? Quasi sempre: quando la squadra gioca male, quando le idee scarseggiano, quando i giocatori coprono il campo senza alcuna logica di base che li guidi. Ciò a cui forse poche persone hanno prestato attenzione è che il Milan in queste partite ha sempre prodotto un ottimo gioco, creando diverse occasioni e coprendo bene il campo. In tal senso l’impronta di Gattuso è inopinabile e indiscutibile. Il problema dei rossoneri sono stati i cali di concentrazione, la mancanza di coscienza di essere una squadra forte e la conseguente scarsa fiducia nei propri mezzi.

IL VERO PROBLEMA – La causa di questi problemi, che hanno concretamente portato alla rimonta subita a Napoli, ai primi 20 minuti horror di Cagliari, al secondo tempo inesistente contro l’Atalanta e all’errore di Romagnoli di ieri sera, è piuttosto l’età media assai giovane di una squadra, che ancora non ha la sicurezza e la consapevolezza di essere un gruppo assolutamente competitivo, anche se il talento di molti singoli è ancora offuscato dall’acerbità. Nella conferenza stampa Gattuso l’ha evidenziato: a questo Milan manca cinismo e concretezza, e ha ragione. Quando per 90 minuti domini l’Empoli creando innumerevoli occasioni e il risultato finale non va oltre il pareggio, forse il problema è molto più profondo e mentale che una banale mancanza della direzione tecnica. Al Milan manca la sicurezza negli interpreti, manca la decisione nelle giocate, manca il guizzo vincente di un gruppo che sa, comunque si metta la partita, che ha tutte le carte in regola per raddrizzarla e portarla a casa. Il problema del Milan non risiede in Gattuso, ma nella testa dei giocatori.

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