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Milan, Voluntary poteva essere concesso: dall’Uefa richieste irrealizzabili

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Umberto Lago analizza a fondo la questione relativa al Voluntary Agreement negato pochi giorni fa  dall’Uefa al Milan

Una classifica da record negativo ed una “spada di Damocle” che pende sulla testa dei vertici societari in qualità di debito da saldare in poco tempo. Sarà questo il Natale del Milan, a pochi giorni dalla sconfitta di Verona e soprattutto dalla bocciatura di proposta di Voluntary Agreement da parte dell’Uefa.

Intervistato da La Gazzetta dello Sport Umberto Lago, ex presidente ad interim e vice-presidente della Camera investigativa del Club Financial Control Body (l’organo che ha esaminato e bocciato la pratica Milan), nonché uno dei padri fondatori del Financial Fair Play e uno dei consulenti che ha seguito la vicenda rossonera, concorda con Fassone in merito alle richieste impossibili da parte dell’Uefa: «In effetti mi ha colpito che al club rossonero sia stato chiesto il rifinanziamento del debito prima di emettere il verdetto. Anche perché erano tempistiche impossibili da rispettare: porlo come paletto imprescindibile equivale a renderlo impossibile. Eppure una soluzione esisteva».

UN PIANO REALIZZABILE- «Mi verrebbe da dire che il voluntary, per la piega che ha preso, è stato ammazzato nella culla. Per come l’ho visto io, il piano del Milan poteva passare. Va detto che sull’acquisizione del club c’è stata diffidenza da parte di diversi soggetti fin da subito, cosa che può aver pesato sulla decisione».

POCHE LE ALTERNATIVE PROPOSTE- «Si poteva porlo come condizione risolutiva. Io ti concedo il voluntary e intanto predispongo il settlement: se in primavera non sei in grado di rispettare le mie condizioni e non sei riuscito a rifinanziare, allora passi al settlement. Stesso discorso per le garanzie: la Uefa può chiederne alcune, ma se chiedono l’intera cifra diventa una cosa impraticabile».

NESSUN RISCHIO FALLIMENTO-«La linea guida è giudicare il business plan, non chi c’è dietro. E se il piano è credibile, dovrebbe bastare. Anche perché se il rifinanziamento non andasse in porto, il milan non fallirebbe: passerebbe ad Elliott e la continuità aziendale verrebbe mantenuta. Il rischio default è inesistente. Tornando a Li: o siamo in un caso di conclamata pazzia, o sa di poter contare su ricavi cinesi derivanti dallo sfruttamento dal marchio. Fino a ora mi risulta che abbia regolarmente fatto gli aumenti di capitale. Forse agli occhi della Uefa ha influito la campagna acquisti molto aggressiva, che non è stata vista positivamente. D’altronde, per tornare grande il Milan deve osare».

SULLE SANZIONI- «Una multa fa i 5 e i 10 milioni, più altri 15 condizionati al raggiungimento dei risultati. Limiti al mercato. Tetto agli stipendi. E rosa ristretta in Europa».

ESCLUSIONE PROSSIME COPPE – «Questo non si può escludere per nessuno, fin quando il settlement non è concluso. Nel caso del Milan mi pare una possibilità molto remota».

PROBLEMATICHE LEGATE AL SETTLEMENT – «Non credo perché imponi paletti molto rigidi, fa cui i famosi -30 milioni a bilancio da non sforare nel triennio. Ci si arriva in due modi: incrementando i ricavi, anche e soprattutto in Cina, o riducendo i costi, ovvero ridimensionando la rosa e rallentando il ritorno alla competitività. Il problema del Milan comunque non sono i costi eccessivi, ma i ricavi troppo bassi».

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