Editoriali
Milan, zero proclami e fiducia totale in Giampaolo: ripartiamo dal presente
Finalmente il Milan ha capito la situazione storica che sta attraversando. Adesso occorrono umiltà, lavoro e coesione: virtù di GIampaolo
Quante volte, tifosi rossoneri, vi siete sentiti dire che vivete di ricordi. Che siete come un anziano che rievoca i vecchi fasti del passato, ormai però lontanissimi e irrecuperabili. Oggi con Giampaolo, Maldini e Boban il Milan però riparte da zero.
GLI IPOCRITI PROCLAMI – Quanti anni il Milan ha dovuto sopportare tentando, ipocritamente, di richiamare alla memoria di tutti la propria caratura mondiale, con proclami e false promesse. Quante volte, negli ultimi anni, tifosi rossoneri avete ascoltato giuramenti assurdi, obiettivi dichiarati poi mai raggiunti, solo “perché siamo il Milan″. L’ultimo periodo rossonero è stato condito principalmente dall’immobilismo, dalla mediocrità e dall’inganno di apparire una squadra e una potenza ormai passata da tanto, troppo tempo. “Siamo ultra-competitivi”, “La Champions DEVE essere il nostro obiettivo”: quanti imperativi abbiamo ascoltato, completamente sproporzionati e scollegati alla reale verità dei fatti, e soprattutto alla qualità della rosa del Diavolo degli ultimi anni.
UMILTA’ E FARI SPENTI – Quest’anno però la situazione sembra essere cambiata radicalmente. Nuova proprietà salda al comando, una dirigenza competente e preparata e, soprattutto, nessun proclamo. Siamo sempre stati abituati al canto assordante dei vari dirigenti rossoneri, che hanno continuato per anni a promettere posizioni di classifica assolutamente fuori dalla portata delle capacità della rosa del Milan. Quest’anno, almeno fino ad ora, a parlare sono solo il lavoro, incessante, del trio Boban-Maldini-Massara e i’estenuante lavoro tattico di Giampaolo su Romagnoli e compagni. Nessuna promessa. La vera rivoluzione del Diavolo di quest’anno è stata accettare la dimensione che da anni gli appartiene: ovvero quella di una squadra che non raggiunge la Champions League dal 2013.
ACCETTARE LA MEDIOCRITA’ PER RIPARTIRE – La vera vittoria è ammettere a se stessi che il Milan vincente, dominante di decine di anni fa non esiste più, neanche lontanamente, e se un giorno vorremo tornare a quei fasti dobbiamo farlo ripartendo dalle fondamenta senza prendere in giro noi stessi e i tifosi. In tal senso il mercato che i rossoneri stanno conducendo è sintomatico di questa nuova filosofia: nomi non altisonanti, ma investimenti mirati ed intelligenti. Giovani che possono crescere insieme al Milan ed eventualmente regalare in futuro alle casse di via Aldo Rossi importanti plusvalenze, necessarie per una crescita sana e sostenibile. Niente più giocatori al tramonto della loro carriera, vecchi strapagati che non fanno altro che pesare come zavorre sulle finanze del Diavolo.
FIDUCIA INCONDIZIONATA IN GIAMPAOLO – Un altro aspetto decisivo, in vista della prossima stagione, riguarda il capitolo allenatore. Per la prima volta dopo parecchi anni infatti possiamo godere di una guida tecnica completamente concordata da tutti i principali esponenti della dirigenza. La frase che più ha colpito è quella di Boban, che in merito alla scelta di Giampaolo ha così commentato: «E’ stata una scelta facile rapida e logica. Sappiamo che Marco ha le idee chiare, vincere facendo bel gioco. Siamo convinti che con lui siamo sulla strada giusta. Quando Paolo mi ha chiesto un parere sul nuovo tecnico io ho fatto subito il nome di Marco Giampaolo». Parole e atteggiamenti diametralmente opposti a quelli che hanno caratterizzato le scorse stagione.
I TEMPI DEGLI ALLENATORI PARAFULMINE – Vi ricordate tutti gli allenatori dopo Allegri? Da Inzaghi a Seedorf, da Montella a Gattuso. Nessuno di loro ha mai goduto della completa fiducia e del totale appoggio di tutti i vertici societari, bensì hanno spesso e volentieri rappresentato il profilo perfetto di capro espiatorio, a cui attribuire le principali colpe dei ricorrenti obiettivi mancati del Milan. Quando sappiamo tutti beni che le cause degli insuccessi avevano radici molto più profonde. Ci ricordiamo di un Montella scelto da Galliani e poi tenuto da Fassone e Mirabelli, ai tempi della proprietà cinese, senza mai riporre nei suoi confronti la più totale fiducia. Ci ricordiamo di un Gattuso inserito a stagione in corso con l’obiettivo di creare un parafulmine a protezione dei veri responsabili del degrado rossonero. Lo stesso Gattuso, scelto e non protetto da Mirabelli, viene accettato e sopportato da Leonardo la stagione successiva. Il risultato? Screzi e frecciatine per tutta la durata della stagione e raggiungimento del quarto posto compromesso.
Oggi finalmente abbiamo un Giampaolo voluto, apprezzato e stimato da tutto il Milan. Dalla fiducia incondizionata nel suo lavoro e nei suoi metodi deriverà gran parte del destino della prossima stagione rossonera. «Serietà, trasparenza e programmazione», a distanza di qualche tempo questo slogan sembra finalmente avere tratti attuali. Per il resto sarà il campo, come al solito, a raccontare la verità.