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MN24 – Bonfanti: «Vi dico la mia su Ibra, Rangnick e… Arnault»
Abbiamo intervistato in esclusiva Francesco Bonfanti. Con lui abbiamo parlato dell’attualità rossonera più scottante
La ripresa della Serie A regala finalmente al calcio nuova linfa vitale e lo sport che tutti noi più amiamo torna ad essere al centro delle attenzioni. Per fare una chiacchierata sull’attualità rossonera a poche settimane dalla ripartenza della stagione, abbiamo contattato in esclusiva Francesco Bonfanti, giornalista e conduttore televisivo per 7Gold. Questa la nostra intervista:
La Serie A finalmente riparte. Crede che in fin dei conti sia stata la scelta migliore?
«Sono favorevole da sempre alla ripresa sostanzialmente perché avremmo rischiato di andare incontro ad un grave problema economico. Il calcio è un’azienda, non solo uno sport. Muove 5 miliardi di euro, paga oltre 1 miliardo di tasse e sovvenziona la maggior parte dello sport italiano. E’ giusti che la priorità fosse la salute in piena pandemia, ma adesso che la situazione è migliorata rispetto a marzo/aprile è giusto pensare di ricominciare anche con il calcio. Il calcio è l’unico sport in Italia che vende i propri diritti per andare in televisione, gli altri sport non lo fanno: è una grande azienda che va alimentata. Coinvolge molti lavoratori al di là delle stelle di campo. Era fondamentale pensare di poter riprendere»
Come si prepara invece il Milan per questa ripresa? E soprattutto, con quali obiettivi?
«Per il Milan è una situazione particolare: credo che per la stagione rossonera sia più importante la Coppa Italia del campionato paradossalmente. Mi sembra che sia l’obiettivo principale in questo momento. Non sarà sicuramente facile contro la Juve con tutti gli assenti, ma potenzialmente solo 180 minuti separano il Milan dalla qualificazione alla prossima Europa League. In campionato i valori saranno tutti stravolti, un mini campionato in un periodo strano in cui ci saranno tanti fattori (caldo infortuni ecc). Non è detto che le gerarchie debbano essere necessariamente rispettate»
Il Milan si prepara alla ripresa con diversi punti interrogativi. Tra questi figura sicuramente Zlatan Ibrahimovic: l’infortunio dello svedese rappresenta una pessima notizia per Pioli. Zlatan, inoltre, nelle ultime settimane è sembrato godere di parecchie concessioni (dalla quarantena prolungata in Svezia, fino alla nuova partenza dopo l’infortunio): è già virtualmente lontano dai rossoneri?
«Finché si parla di quarantena è stato normale per Ibra trascorrerla in Patria. Ha avuto la possibilità di lavorare molto di più rispetto agli altri perché si è allenato con un club professionistico del proprio paese. Mi ha stupido piuttosto vederlo su una motocicletta, cosa che i calciatori sanno di non poter fare. Questo episodio però è figlio di una gestione che a livello societario al Milan manca. I rossoneri oltre che sul campo devono organizzarsi a livello dirigenziale. Ho la sensazione che Ibra non resterà al Milan l’anno prossimo, i nuovi progetti dirigenziali sono incompatibili con la sua figura e con ciò che recita la sua carta d’identità. Certe decisioni sono secondo me già state prese»
Un altro punto interrogativo per il Milan potrebbe essere quello riguardante Kessie. L’ivoriano, a causa di una quarantena prolungata, si è unito agli allenamenti a Milanello in ritardo rispetto al resto della squadra. Un ritardo che potrebbe anche costargli qualcosa in termine di gerarchie.
«Non conosco la situazione in Costa D’Avorio. Nel viaggio di ritorno era in volo con Gervinho quindi si vede che sono problematiche comuni. Mi sembra verosimile che ci siano state delle problematiche. Ciò comunque può avere delle implicazioni nelle scelte di Pioli, ci sta che in questo momento vengano preferiti giocatori che hanno giocato con più continuità. Anche se le gerarchie in questo momento vanno in secondo piano: il calendario è così compresso che le rotazioni saranno fondamentali. E’ impensabile che un giocatore possa giocare tutte le partite. Le alternanze saranno importanti. Nelle prime partite Kessie potrà rimanere fuori, ma dopo i giocatori dovranno ruotare più meno in tutti i ruoli»
In questi mesi si è parlato moltissimo di Ralf Rangnick. Possiamo dire che la firma sul contratto è ormai l’unica formalità che lo separa dalla panchina rossonera? Rappresenta secondo lei la mossa giusta per il Milan?
«Scelta giusta o sbagliata non lo so. Trovo strano e anomalo che si sia iniziato a parlare del nuovo allenatore del Milan a stagione ancora in corso. Mi chiedo come faccia Pioli a preparare un rush finale così importanti con tutte queste voci e con un destino ormai segnato. Le tempistiche sono state sbagliate, si dà un alibi ai giocatori che ormai sanno che sono allenati da uno che non sarà il loro allenatore l’anno prossimo. Credo che sia una situazione difficile da valutare. Finalmente Gazidis prende una posizione e fa una scelta con la propria testa. Il Milan ai milanisti non vale più. Sceglie di fare piazza pulita, sceglie una nuova filosofia, affidandosi a professionisti stranieri. E’ un rischio ma finalmente si prende le proprie responsabilità»
Chiudiamo con la questione proprietà. La voce di una possibile cessione del Milan da parte di Elliott si è ultimamente attenuata. Nonostante ciò il nome di Arnault potrebbe costituire ancora un potenziale acquirente interessato per il Milan?
«Per quanto ci riguarda come 7gold abbiamo raccontato di incontri che sono continuati. A noi qualcuno molto vicino all’ambiente dl Milan e di Arnault ci continua a raccontare di una trattativa che sottotraccia va avanti. Moto dipende dalla questione stadio, che rimane un aspetto importante, anzi fondamentale dal punto di vista commerciale. La trattativa sta procedendo a fari spenti: questa metodologia è tipica di Arnault anche per acquisizioni che ha fatto in passato nella moda, operando a fari spenti e piazzando il colpo alla fine. Che possa andare bene o male dipende da moltissimi fattori, sarebbe infatti circa 1 miliardo di investimenti. In questo momento va avanti però. Trovo strano che Gazidis e Elliott stiano facendo un progetto nel frattempo. Che cosa succede se arriva Arnault con un progetto già apparecchiato da altri? Scegliere Rangnick vuol dire scegliere un progetto in prospettiva, di diversi anni. In qualunque momento subentrasse Arnault subentrerebbe una proprietà che potrebbe avere idee diverse».