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Moggi entra a gamba tesa sul Milan: «Dopo Firenze, meritava la B»
Luciano a Moggi, ex direttore della Juventus,torna a parlare del caso Calciopoli a quindici anni di distanza e attacca il Milan: i dettagli
Il caso Calciopoli ha macchiato definitivamente il nostro calcio e, nonostante siano passati ben quindici anni, suscita ancora polemiche e veleni. Periodicamente, si susseguono corsi e ricorsi storici, tavolta citando anche dettagli inesatti che si ripresentano puntualmente sulle scrivanie,sulle aule dei tribunali e nel corso di dirette televisive. E’ il caso dell’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi che, a Reggina TV, ha raccontato un aneddoto volto a gettare ulteriore benzina sul fuoco, citando un Fiorentina-Milan del 2005. Ecco le sue parole:
«C’è stato solo un caso in cui un arbitro non ha fatto quello che doveva e cioè rivolgersi all’ufficio inchieste. In casi del genere ci può rivolgere all’ufficio inchieste. E’ un caso acclarato: il 30 aprile del 2005 c’era Fiorentina-Milan. Il Milan lottava con la Juventus per vincere il campionato ed eravamo a pari punti e la Fiorentina lottava per non retrocedere. Ovviamente, come tutti i dirigenti delle squadre di calcio, trovandosi in queste condizioni, avremmo avuto piacere che il Milan avesse trovato pane per i suoi denti a Firenze. L’arbitro era De Santis».
Il sabato prima della partita un’intercettazione ci racconta che Meani, l’addetto agli arbitri del Milan telefona a De Santis e gli dice: «Non ammonire Kakà e Nesta, perchè sono diffidati e domenica dovremmo giocare con la Juventus a Milano’. La partita finì 1-2 e non fu dato dall’arbitro un rigore grosso come una casa per fallo di Pancaro su Pazzini. Si menarono a non finire e non fu ammonito nessuno. I miei giocatori, dopo aver visto in tv la partita, volevano reclamare lo scandaloso arbitraggio. Io feci fare il silenzio stampa e parlai io».
Il giorno successivo alla partita, De Santis telefonò direttamente a Meani e gli ha detto: ‘Guarda, è la prima volta, forse, e sono riuscito anche a far fare silenzio stampa alla Juventus» E Meani gli risponde: «Bravo, sei un amico. Lo racconterò al capo’ ovvero a Galliani. Era una partita da ufficio inchieste e retrocessione del Milan. L’arbitro si guardò bene dal telefonare all’ufficio inchieste. Quest’arbitro è stato messo tra quelli vicini alla Triade. Pensate un po’ la differenza tra quello che è la realtà e quello che hanno voluto dimostrare».
Corsi e ricorsi storici che mai cancelleranno i dubbi sulla credibilità del calcio italiano di quei tempi che, tuttavia, risultano anche inesatti: nel corso di quella partita, Kakà venne ammonito, esattamente come altri tre calciatori rossoneri. C’è da scommettere sul fatto che, i veleni, non finiranno mai di intaccare quest’orrenda faccenda, anche a distanza di quindici anni: ci si augura, almeno, vengano riportati in modo corretto.