2015
Neanche le saracinesche sono immuni da imputazioni
Lo si era crocifisso, giustamente, alla seconda stagionale della scorsa annata, quando appena arrivato a difendere i pali del Milan, in un rocambolesco 4-5 con il Parma, si era infortunato nel tentativo di rinviare un retropassaggio di De Sciglio che lo aveva sciaguratamente chiamato in causa passandogli il pallone nello specchio di porta. Da lì in poi Diego Lopez ha cominciato la risalita. Parate di stile, interventi prodigiosi e chiusure tempestive sulle verticalizzazioni avversarie. Ma se si analizza con attenzione ogni prestazione del numero 1 rossonero, si nota bene come quelli che sono sempre stati un po’ i suoi talloni d’Achille, rappresentino ancora oggi punti irrisolti.
In un’ipotetica scheda con i valori dell’andaluso, sarebbe insufficiente il giudizio sulla lettura delle situazioni da fermo. Incertezze sui tempi dell’uscita in mischia, che l’anno scorso hanno probabilmente favorito i frequenti blackout della difesa e la caterva di gol incassati sui calci piazzati. Non solo: se è dotato di ottimi riflessi sulle conclusioni ravvicinate, l’ex Villarreal soffre invece terribilmente i palloni ben indirizzati dalle medie distanze, anche a causa di posizionamenti a volte poco consoni. Il tiro deviato di Dzemaili non è un caso isolato. Solo qualche giorno prima si era inchinato di fronte al tiro per nulla irresistibile di Badu, e per altri esempi riavvolgere il nastro della stagione precedente. Altra zona d’ombra del baluardo, i rilanci in fase di disimpegno. A Marassi persino Mihajlovic ha evidenziato l’errore di Lopez, reo a suo dire di affrettare spesso il rilancio lungo senza prima ragionare su altre soluzioni più vicine, funzionali all’avviamento dell’azione dalla difesa. Mai in discussione da quando è al Milan, con un sergente di mezzo anche Diego Lopez dovrà tenere alta la guardia.