2015

Niang a 360°: dagli attentati di Parigi alla sfida a Pogba

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Ecco le parole di M’Baye Niang alla vigilia di Juventus-Milan a La Stampa:

“Noi siamo sesti e loro stanno dietro. Manca tanto alla fine. Allegri? Mi ha lanciato e fatto vivere il momento più bello della mia carriera facendomi giocare contro il Barcellona. Con Mihajlovic ho ritrovato lo stesso feeling, mi voleva anche alla Sampdoria e fin dal primo giorno ho capito che intendeva portarmi in alto. Ora siamo più sicuri, all’inizio c’erano un paio di cose da correggere. Adesso subiamo meno gol, facciamo più possesso palla e segniamo di più. Con Mihajlovic gioca chi lo merita, il modulo non c’entra. Balotelli? Deve approfittare di questo momento per riflettere. Tutti si dimenticheranno di lui e potrà lavorare tranquillo per tornare più forte di prima. Io so cosa significa stare fuori: quando non giochi non ricevi più cinquanta telefonate al giorno e hai il tempo per concentrarti meglio su di te e sul lavoro che devi fare”. 

SUL PASSATO. “Forse non ero ancora pronto per una grande squadra. Le esperienze in prestito sono servite. Guida senza patente? Non sono pentito, però non è l’unica cosa che non rifarei: ho anche lasciato il ritiro della Nazionale francese cacciandomi in un bel guaio. Ma sbagliando si impara”.

SFIDA A POGBA. “Gli pesa la 10? Per come lo conosco io no, Paul non sa neppure cosa indossa… Il problema è un altro: forse vi ha fatto vedere troppo velocemente tutte le sue qualità e quindi siete abituati troppo bene. A fine partita ci scambieremo le maglie, ma soltanto se vinco io. L’ho sentito pochi giorni fa, dopo gli attentati di Parigi. Nessuno durante Francia-Germania ha capito quello che stava succedendo, tutti i giocatori pensavano che sugli spalti fossero scoppiati dei petardi e hanno continuato a giocare. Hanno scoperto la verità alla fine ed è stata una sensazione devastante. Abbiamo sofferto insieme per la morte della cugina di Diarra. Ho letto le parole di Lassana e ha ragione: non dobbiamo fare la guerra, siamo tutti uguali, la religione non ha colore».

PARIGI – ” Il problema secondo me non è l’integrazione. Ci sono persone che pensano di avere delle ragioni valide per uccidere e sono convinti di ricevere un premio in cambio della vita degli altri. L’Isis parla di religione ma quando queste persone ammazzano non chiedono alle loro vittime se sono cristiane o musulmane. Sparano e basta. I miei genitori vivono ancora lì? Sì ma non hanno cambiato e non vogliono cambiare il loro modo di vivere. In questi giorni evitano solo di andare in centro ma ci torneranno. Sono musulmano e i miei genitori mi hanno sempre insegnato a ringraziare Dio per tutto quello che ho”.

 

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