2015
Non c’è ancora un “Milan di Inzaghi”
A Udine i tifosi del Milan si attendevano di vedere sul campo le residue briciole di orgoglio di un gruppo che ha fallito tutti i traguardi minimi stagionali prefissi dalla società, e che oramai solo la matematica tiene ancora in corsa per l’Europa League. Ma anche contro una delle formazioni meno in forma del campionato e stracolma di assenze, la squadra rossonera ha assunto fin dall’inizio un atteggiamento molle, confuso e senza il mordente necessario che si richieda ad un undici a cui restano appena poche partite per farsi perdonare una stagione disputata con mentalità e giocate degne di una provinciale. Ben presto infatti sono venute fuori le solite problematiche nell’interpretazione della gara, lasciata in mano ai padroni di casa per ampi frangenti e ripresa solo a tratti, ma in maniera a dir poco disordinata e senza l’anche minima parvenza di trame studiate e rodate in allenamento.
Tutto frutto del caso e della scarsa attenzione, compresa la superficialità delle marcature tragicamente ricomparsa sui calci d’angolo. E pur avendo l’Udinese creato le premesse per il vantaggio almeno cinque volte e sempre sulla medesima situazione, corner sul primo palo e inserimento da dietro di un elemento bianconero, la truppa di Inzaghi è capitolata per l’undicesima volta in stagione su calcio piazzato. E dire che qualcuno aveva detto che SuperPippo è un perfezionista… Alzi poi la mano chi non si è ancora accorto della condizione atletica generale: un’autonomia di un’ora è assolutamente intollerabile per chi non ha nemmeno il fardello settimanale delle coppe a gravare sulle proprie gambe. Ovviamente qui la colpa è da ripartire equamente tra i componenti dello staff tecnico. Il tutto, nell’attesa di tempi migliori e volti nuovi in società, che mettano i giocatori nello stato mentale che li faccia rendere al meglio.