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Non mancano le idee al ministero, ma così il settore del gioco e delle scommesse sportive resta bloccato

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Una delle parole che più si impone all’attenzione del legislatore italiano, quando si parla di gioco online, è senza dubbio “regolamentazione”.

I vantaggi di questo processo di controllo fermo e deciso coinvolgono tutti gli addetti al mondo dell’intrattenimento digitale: dallo stesso Stato, che si garantisce un introito fiscale non indifferente grazie ai casinò che esso stesso riconosce, fino ai giocatori, che sono tutelati dall’ADM, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che conferisce alla sala da gioco la sua personale licenza, nel pieno rispetto della promozione del solo gioco responsabile.

Le licenze ADM

L’importanza della licenza ADM (ex AAMS) è fondamentale, tanto per i casinò che l’hanno già ottenuta e che quindi possono operare con il benestare del legislatore e alle sue condizioni, così come per i nuovi casino online che devono richiederne una per ottenere gli stessi permessi delle altre. Il punto su cui è necessario focalizzare l’attenzione è l’incrocio di tre elementi che si stanno presentando tutti nello stesso momento: la fine dello stato d’emergenza, le scadenze e i conseguenti rinnovi che interessano proprio le licenze ADM, e la riforma che lo Stato vuole operare sul settore del gioco.

I tre ambiti di riforma proposti

Lo Stato italiano intende riformulare la legge del settore del gioco in almeno tre aspetti, e questo potrebbe essere il momento migliore per effettuare le modifiche desiderate. Infatti, la scadenza delle licenze ADM potrebbe portare i casinò a rinnovarle soltanto a condizione di rispettare i nuovi criteri voluti dalla stessa Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Il punto su cui focalizzare l’attenzione è proprio il tempo: se non viene varata una nuova legge di settore, le licenze finiranno per scadere, creando una paralisi del settore che non farà bene ai giocatori lasciati privi di protezione statale, né alle sale da gioco online o offline, né alle casse dello Stato.

Il primo ambito di intervento desiderato dal Ministero riguarda proprio la tassazione dei casinò. La procedura deve essere più rigorosa e, allo stesso tempo, più semplice, così da scongiurare il rischio di evasione fiscale. Infatti, la mancata dichiarazione degli incassi del casinò e dei suoi flussi di denaro comporta un reato, che caratterizza l’operato di quei casinò non ADM che non hanno un rapporto diretto con lo Stato. Questa è soltanto una delle ragioni che collocano nell’illegalità le sale da gioco non AAMS.

Il secondo punto nell’agenda del Ministero italiano è costituito dal contrasto alla ludopatia, un pericolo concreto che i gestori dei casinò ADM cercano di gestire al meglio. Di fatto, le idee in campo sono diverse: dalla riduzione del numero di sale da gioco sul territorio, così che si possano creare dei poli più facilmente gestibili e monitorabili, alla stesura di una lista dei giochi disponibili per studiare meglio i soggetti a rischio e i loro comportamenti una volta avuto l’accesso a una sala da gioco fisica o online.

Allargando il campo di azione alle scommesse sportive, si identifica facilmente il terzo ambito di intervento dell’ADM. In questo caso, si tratta di gestire con criterio tutto quel flusso di denaro che viene convogliato nelle sale di scommesse: di fatto, molti degli scommettitori che decidono di guardare le partite oggi in tv spesso e volentieri finiscono per effettuare una puntata su una o l’altra squadra, alimentando questo volume di denaro che nella maggior parte dei casi evita il controllo dello Stato.

In questo senso, bisognerebbe anche rivedere il rapporto tra calcio e scommesse: si tratta di un rapporto che in Italia si vive in maniera del tutto particolare, perché da un lato il flusso di denaro italiano di fatto alimenta quei 1450 miliardi di euro che nel 2021 hanno caratterizzato la galassia delle scommesse sportive; dall’altra parte, è anche vero che in Italia non esiste un rapporto molto stretto tra club sportivi e casinò, proprio in virtù del Decreto Dignità che blocca qualsiasi forma di sponsorizzazione del gioco d’azzardo. Quest’ultimo appunto viene spesso dimenticato, tuttavia, anche dagli stessi calciatori. A titolo d’esempio, si può pensare a quella visita di alcuni giocatori del Monza al casinò di Lugano che ha fatto notizia nel pieno della pandemia. 

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