Editoriali
Non vogliamo vedere delle teste cadere ma delle scuse convinte: questo non è Milan
Domani le prime pagine dei giornali chiameranno alla ghigliottina i vari Mirabelli, Gattuso e Donanrumma. Niente di tutto ciò cambierà il presente o il domani: oggi occorre solo chiedere perdono
Un fallimento nel fallimento, questa l’unica definizione della Finale di Coppa Italia che ha visto questa sera il Milan soccombere nello spirito e nel gioco ad una Juventus arcigna e mai sazia di vittorie nonostante il settimo scudetto consecutivo ormai messo in cascina. Si voleva vedere il sangue agli occhi, si pretendeva l’all-in (come suggerito dalla splendida coreografia dei supporters rossoneri) e invece il Milan oggi ha dato vita ad una delle pagine più brutte della propria storia recente: perdere una finale in modo umiliante. Sì perché questa partita la si poteva anche perdere, troppo forte la Juve, ma non così, non senza combattere e non senza reagire. E invece ciò che duole di più non è l’aver subito la netta superiorità tecnica e fisica degli avversari, ciò che fa male al cuore dei tifosi del Milan questa sera è stata l’arrendevolezza di una squadra alle corde prima dal punto di vista mentale che dal punto di vista calcistico. Spiegateci come questo possa essere accaduto: come può una squadra che vanta due dei più sponsorizzati leader e motivatori come Gattuso e Bonucci sgretolarsi sotto i colpi di una corazzata, sì, ma di uomini con la pancia piena. Dov’è finita la fame? La voglia di riscatto per una stagione insolente che oggi diventa indolenza manifesta agli occhi di 30 mila tifosi che nonostante tutto hanno tirato fuori le proprie sciarpe per incitare non voi, giocatori, allenatori o dirigenti ma il Milan che in questa enorme bruttura resta la vittima più grande?
Domani le prime pagine dei giornali chiameranno alla “ghigliottina” i vari Mirabelli, Gattuso e Donanrumma con la pretesa di barattare con il loro sangue un domani più radioso ma la verità è che facendo così non si risolve niente, non si è mai risolto niente. Ciò che domani vorremmo leggere sono le scuse, le lacrime di tutti i soggetti citati e non citati per la notte da pecore che hanno fatto vivere a quel popolo che tanti anni fa di soggetti come loro si riempiva la fossa, quella dei leoni. Quelli veri.