2015

Paloschi: “Mi manca il Milan”

Pubblicato

su

Alberto Paloschi ha raccontato al Guerin Sportivo del suo lungo e indimenticabile trascorso in maglia rossonera, un sodalizio nato nel settore giovanile. Ecco il suo ricordo del provino con i rossoneri: “Ricordo perfettamente il primo ottobre 2001, il provino con il Milan al campo di Linate. Andammo a Milano io, mio padre, mia madre e un amico di mio padre. Giornata bella: mi valutarono Bertani e Rubagotti“.

Sull’esordio in prima squadra: “Il debutto? Io ero al Viareggio con la Primavera. A proposito: dopo quel famoso provino e dopo due gol fatti al Piacenza in un’amichevole di ulteriore prova, ero passato in forma stabile nel settore giovanile rossonero. Avevo anche vinto il campionato con gli Allievi allenati da Evani. Comunque, quella settimana ero al Viareggio. Successe che ero davanti al televisore con Davide Ancelotti, mio compagno di squadra. Il Milan giocava contro la Fiorentina e Gilardino fu ammonito, con conseguente squalifica. Poco dopo Pato prese una distorsione alla caviglia. Davide mi disse: ‘Vedrai che mio padre ti chiama’. Infatti il lunedì mattina mi chiamò Ariedo Braida e fece mandare un taxi per portarmi a Milanello. Alla domenica non credevo di giocare. Ancora meno quando vennero fatti i due cambi. Dalla panchina mi fecero segno di prepararmi per il cambio. Un’emozione incredibile. Il sogno di giocare in Serie A. In quello stadio pieno. Entrai senza capire nulla. Ho in mente due cose: io che mi sistemo i pantaloncini e io che esulto dopo il gol. In mezzo c’è poco, la palla che arriva e la colpisco. Tutto in un istante”.

Sulle grandi glorie con i quali si è allenato: “In quello spogliatoio c’erano autentiche personalità. Ricordo Seedorf, ricordo Gattuso, il più carismatico, ricordo capitan Maldini. Non parlava mai fuori posto. Ho sempre detto che bastava guardarli per imparare. Non ho subito grandi sgridate perché nel mio carattere, assieme all’allegria, c’è la propensione a dare tutto. Ancelotti scherzava spesso, non aveva niente del tipico allenatore autoritario, ma vedevi che tutti i campioni del Milan gli portavano un grandissimo rispetto”.

Sul suo idolo di sempre:Inzaghi era il mio idolo da bambino. Io non tifavo per questa o per quella squadra, ma per la formazione in cui giocava Pippo. Sono passato dall’averlo sul poster in camera a compagno nello spogliatoio. Qualcuno vede analogie tra di noi, forse solo nel carattere: lui è un campione. Se soffro per la sua annata? Per forza. Mi spiace umanamente, ma credo che le difficoltà lo aiuteranno a crescere. Pippo è troppo intelligente per non fare tesoro dei momenti duri e sono sicuro che farà benissimo come allenatore”.

Sul vuoto creatogli dalla partenza: “Certo che il Milan mi manca, manca a tutti quelli che passano. Il Milan è sempre il Milan, rimarrà nel mio cuore per tutta la vita. Il Milan mi ha creato come uomo”.

Exit mobile version