Papin: «Milan Napoli? La bilancia pende da questa parte»
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Papin: «Milan Napoli? La bilancia pende da questa parte, su Leao..»

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Jean-Pierre Papin intervistato da la Gazzetta dello Sport ha detto la sua sul big match di domani sera tra Milan e Napoli

Jean-Pierre Papin intervistato da la Gazzetta dello Sport ha detto la sua sul big match di domani sera tra Milan e Napoli:

Milan e Napoli comandano in A e nei gironi di Champions. La bilancia da che parte pende?

«Leggermente dalla parte del Milan. È una squadra completa, arricchita dall’esperienza del successo e non ancora al top della condizione: quando crescerà, i ritmi si alzeranno anche in Europa. Oggi poi ha una tranquillità che l’anno scorso non sempre si vedeva: la gestione dei momenti del match è da top club, sa quando accelerare e quando abbassare il ritmo».

Domani mancherà Leao…

«Assenza pesante, inutile nasconderlo. Leao è il trascinatore: ha velocità, fantasia e segna gol importantissimi, come nel derby. Allo stesso tempo dico che il Napoli si può battere anche senza di lui: si gioca in casa, in rosa Pioli ha molte soluzioni e a Spalletti mancherà Osimhen».

Maldini ha detto che se Leao vuole diventare ancora più forte deve restare al Milan.

«D’accordo con Paolo. Leao guardi la rosa del Chelsea e si chieda: “Quanto spazio troverei da titolare?”. Al Milan è un intoccabile, sa come esprimersi e conosce alla perfezione i compagni: restare e crescere in rossonero è la scelta migliore».

E domani? Chi come vice?

«C’è un solo Leao, ma ci sono tanti altri che hanno dimostrato di poter decidere, da Giroud a Hernandez o lo stesso Tonali. Io penso che il fuoriclasse stia in panchina: nelle grandi partite Pioli non ha mai sbagliato una mossa. Lo scudetto vinto poi gli ha dato ancora più sicurezza».

Come quella che dà Maignan tra i pali.

«In questo momento è il miglior portiere al mondo. Incide sempre con due-tre parate incredibili a partita, e poi non sbaglia mai: ha la regolarità dei grandissimi. Era già forte al Lilla, ma il passaggio al Milan gli ha fatto fare il salto di qualità. Il futuro è suo, anche in nazionale».

A proposito, Giroud è tornato tra i convocati di Deschamps.

«Giusto così. Ho sentito che si è un po’ lamentato dopo la sostituzione con la Dinamo perché vorrebbe giocare sempre. È un segnale meraviglioso, significa voglia, passione, fame: è il motore che gli permette di risultare determinante anche a 35 anni. Olivier vive di fiducia, sa cosa può dare e come: più l’asticella si alza, più diventa decisivo».

Può diventare un highlander come Ibra?

«Zlatan è un fenomeno da studiare. Per un centravanti oggi è sempre più complicato reggere ad alto livello quando l’età avanza. Iomi sono fermato quando ho capito che non riuscivo a scattare come prima, quando non saltavo più in alto degli avversari… Giroud deve gestirsi con saggezza: deve essere consapevole che giocherà meno e girare a proprio favore questo aspetto. Se non chiederà troppo al suo corpo potrà mantenere certi standard. Segua Pioli, che sta dando prova di essere un gestore eccezionale di uomini».

De Ketelaere non decolla. Come se lo spiega?

«Con tutto il rispetto, il Bruges (dove Papin ha giocato, ndr) non è il Milan. È un salto che pagherebbe chiunque. De Ketelaere deve acquisire maggiore conoscenza del calcio italiano e dei meccanismi del Milan, ma la stoffa c’è. Mi piace per la qualità delle giocate in velocità e per la forza fisica: nei contrasti si fa sentire».

Tonali ha appena rinnovato: studia da bandiera?

«È in crescita continua, ha un grande senso della posizione in campo. E ama il Milan: può diventare l’anima della squadra».

Ha visto il gol di Pobega in Champions?

«Bellissimo, per tempo di inserimento e conclusione. Altro profilo interessante».

Che cosa deve temere di più il Milan del Napoli?

«Anche senza Osimhen, quei tre lì davanti fanno paura… Kvaratskhelia ha avuto un grande impatto. Pioli e Spalletti stanno cambiando la filosofia del calcio italiano: giocano per segnare e divertono tantissimo».

Allegri invece fatica a trovare la quadra della Juve…

«Ma non si può discutere, resta un grande allenatore. Gli infortuni hanno snaturato l’idea di squadra che aveva in mente, gli serve tempo».

Nell’Inter si è rotto qualcosa o i passaggi a vuoto con Lazio, Milan e Bayern sono passeggeri?

«L’Inter è abituata a vincere e tornerà presto al ritmo delle ultime stagioni».

A San Siro, quando gioca il Milan, è sempre una festa.

«Sì, me lo hanno detto in tanti. Domani non potrò esserci, ma io e mia moglie Florence abbiamo già messo in programma una scappata a Milano: tappa obbligata a San Siro, ovviamente».

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