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Pazzini: «Scudetto? Milan outsider. Ibra un marziano da clonare»
Pazzini si racconta a Gazzetta dello sport, tra passato e presente ricordi ed aneddoti e qualche sasso dalla scarpa che non fa mai male
Pazzini si racconta a Gazzetta dello sport, tra passato e presente ricordi ed aneddoti e qualche sasso dalla scarpa che non fa mai male.
COSA FA ORA- «Il corso da direttore sportivo, così come l’Uefa Pro da allenatore: cercherò di capire la strada migliore. Ho smesso perché era essenziale che fossi io a decidere. E poi il fisico cambia per tutti, tranne per Ibra (ride, ndr)».
SULLA CARRIERA- «Pazzesca, è chiaro. Ho giocato con tanti campioni, in top club, la Champions, i Mondiali, ho fatto 115 gol in A. Per me ogni gol è come un figlio».
STAGIONE MIGLIORE- «Direi 8. La stagione da incorniciare resta il 2009-10 con la Samp. La meno gratificante l’ultimo anno di Milan, 2014-15, giocai solo gli spiccioli. Aggiungo la prima a Verona, 2015-16, quando retrocedemmo».
RICORDI- «La Champions con Fiorentina e Samp. La tripletta di Wembley con l’Under 21 e il gol al Real al debutto con il Levante».
MANCATO EUROPEO- «Il mancato Europeo 2012. Fu brutto perché lo seppi dalla tv».
ATALANTA- «Preso da bambino e portato in prima squadra. Grande riconoscenza».
FIORENTINA- «La mia prima big. Forse non ero ancora maturo per una realtà così importante».
SAMPDORIA- «L’alchimia perfetta. Qualcosa di magico».
INTER- «La squadra più forte in cui ho giocato. I compagni erano macchine spaventose».
MILAN- «Impressionante organizzazione per ogni singolo giocatore. E’ da cose come queste che capisci perché hanno vinto così tanto».
LEVANTE- «Esperienza fantastica. Il calcio è gioia, la partita una festa».
VERONA– «Un legame fortissimo da subito con la città e i tifosi. Esserne stato capitano è un grande orgoglio».
SUI TECNICI- «Mandorlini mi ha fatto esordire. E anche Mazzarri e Delneri. Mi sono trovato benissimo con Allegri, il numero uno. E’ andata bene anche con Leonardo all’Inter e con Juric».
UN GRANDE AMICO- «Toni è stato compagno, amico e mentore. Nemico, sportivamente parlando, Materazzi. Quando lo sentivi arrivare faceva paura. Lo stesso Mihajlovic. Tecnicamente dico Cassano e Pirlo».
TROPPA PANCHINA- «E’ vero, però non ho mai criticato le scelte tecniche, bensì i modi. Stramaccioni per esempio: “per me davanti c’è Milito, tu vieni dopo”. È stato sincero
e ho apprezzato. Altri hanno fatto i giochini».
SULLO SCUDETTO- «Sulla carta vedo favorite Juve e Inter. Il Milan lo metto come possibile outsider».
SU IBRA- «E’ un marziano, anche se a differenza mia sbaglia i rigori (ride, ndr). Sarebbe da clonare».
SULLA FIORENTINA- «Serve tempo. Vedo club che passano in mani estere, ma io sono un nostalgico: mi piacerebbe ancora il calcio dei Berlusconi, Moratti e Della Valle».