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Ramaccioni, che stoccata alla vecchia dirigenza!
Ramaccioni come oggi ottant’anni, quale occasione migliore per raccontare i suoi anni al Milan non senza stoccate particolari
Silvano Ramaccioni, per chi non lo conoscesse, leggendario team manager del Milan per 32 anni, sempre al fianco di Berlusconi, protagonista degli innumerevoli successi entrati nella storia di questo club. Ramaccioni compie oggi 80 anni, l’ex dirigente rossonero attraverso Gazzetta dello Sport ha voluto ricordare i suoi anni migliori, esprimendo non senza polemica pareri contrastanti in merito alle ultime vicende. Da cosa cominciare? Dai suoi baffi ovviamente: «Il presidente mi disse che senza sarei ringiovanito, ma mi lasciò libero di tenerli. Gli sono grato per questo e perché inventò per me il termine “team manager”, facendomi fare il d.s. a contatto con la squadra, negli spogliatoi e in panchina. E sulla panchina sono rimasto con tutti gli allenatori, da Castagner a Brocchi. Poi con Barbara Berlusconi è finito tutto e ci sono rimasto male, anche se per tre anni ho fatto il dirigente addetto all’arbitro nelle partite in casa».
IL MOMENTO PIU’ EMOZIONANTE- «Sono tifoso del Milan da sempre e quindi sono stato doppiamente fortunato a vivere tanti successi. Se devo sceglierne uno, dico la Champions del 1994, del 4-0 al Barcellona. Loro avevano già prenotato la sala per festeggiare, ma noi avevamo una carica incredibile. Prima della partita Desailly aveva una carta velina sul palmo della mano, che si accartocciò da sola per la tensione. Fu il capolavoro di Capello, re della scaramanzia. Un giorno, a Pechino, persi la penna d’oro con cui avevo scritto le formazioni dei tre campionati vinti e lui si arrabbiò tantissimo perché, malgrado la mia ricerca con Galbiati, Balestra e Negrisolo, non la ritrovai. Guarda caso nel campionato successivo non vincemmo più».
L’ALLENATORE MIGLIORE- «Prima voglio ricordare con affetto il dottor Monti, amico leale che ha fatto la fortuna del Milan. Vicino a lui ho apprezzato Liedholm che ha lasciato una grande difesa, Sacchi che ha insegnato a giocare in trasferta come in casa, Capello che ha ottenuto il massimo da tutti. Ma ricordo anche Zaccheroni che vinse lo scudetto al primo colpo e Tabarez, ottimo allenatore che non meritava di andar via. Stesso discorso per Allegri. Il suo esonero e la cessione di Pirlo sono stati l’inizio della fine».
SU GATTUSO – «Gli voglio bene, ma mi spavento quando vedo la sua faccia perché ho l’impressione che viva con troppa preoccupazione il suo ruolo».
SU HIGUAIN – «Il peggio che potesse accadere adesso. Se è nato da Higuain, vuol dire che non era maturo per il Milan, ma in ogni caso sono d’accordo con Leonardo».
SUL DECLINO – «Lo temevo e infatti, quando incominciarono le trattative per la cessione, scrissi a Galliani dicendogli che avrei preferito la B con proprietà italiana, piuttosto che una Champions coi cinesi. Galliani, però, mi rispose che il presidente era stanco».
SU JUVE-MILAN – «Se la vedrò? No, ma mando un grande “in bocca al lupo” a Gattuso. In fondo basterebbe vincere ai rigori come l’ultima volta, anche se la gara più importante sarà a Genova in campionato. Troppo forte questa Juve? Sì, perché quando va in vantaggio non la riprende nessuno, come il Milan di Capello. Quel Milan, però, e anche quello di Sacchi erano molto più forti di questa Juve, con giocatori migliori».