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Retroscena Donnarumma: tutta la verità sull’addio al Milan, le dichiarazioni

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Enzo Raiola, agente anche di Gianluigi Donnarumma, portiere del PSG, è tornato a parlare ai microfoni di DAZN del suo addio al Milan

Enzo Raiola, agente anche di Gianluigi Donnarumma, portiere del PSG, è tornato a parlare ai microfoni di DAZN del suo addio al Milan:

PERCHE’ E’ ANDATO VIA – «Un’altra cosa che Mino mi ha insegnato è che, se un giocatore può salire di livello, devi dargli quella possibilità sennò si appiattisce. Inutile dirlo, ma Gigio al Milan aveva trovato una zona di comfort, sapeva che avrebbe giocato sempre lui ed era un po’ una nostra preoccupazione. Appiattendo un po’ le sue qualità, sarebbe potuto diventare un portiere come gli altri. Anche lui in alcune cose ha avuto momenti in cui abbiamo pensato che potesse appiattirsi. Invece al PSG con Navas dietro e tante pressioni è cambiato molto sotto l’aspetto professionale. Era un professionista, ora è un super professionista. In questi 6 mesi al PSG è primo, si è qualificato agli ottavi, ha giocato 3 partite e ha contribuito a portare l’Italia agli Europei… Non so cosa chiedergli di più. La gente guarda il fallo da ultimo uomo di espulsione… L’accanimento eccessivo parte tutto dall’Italia, in Francia non è così. Io penso che sia così perché la stampa è un po’ pro-Milan e il suo addio non è stato visto bene. Porta like attaccarlo, porta visualizzazioni… Questo attacco mediatico spero si allievi un po’, non tanto per il Milan, capisco la delusione dei tifosi, ma con l’Italia fa rabbia. Abbiamo insegnamenti anche in Inghilterra, la Nazionale va sostenuta»

COME E’ ANDATA – «Non l’avevamo fatto, Mino spiegava al Milan che non lo avrebbe mai portato a zero, noi eravamo indirizzati dal lasciarlo lì con la Champions, anche se c’era la paura di appiattirlo. Con Ibrahimovic aveva avuto uno scatto, lo martellava, una mattina lo svegliò due ore prima per farlo allenare. Comunque, c’era la Juventus interessata, però quando ci comunicarono che non lo volevano più, andammo da Al-Khelaifi e lui chiese: ‘Ma è libero?’. Alzò il telefono, chiamò Leonardo e da lì partì la trattativa»

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