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Rodriguez: «Derby speciale, anche l’Inter mi voleva: ecco cosa non va nel Milan»

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Lunga intervista a La Gazzetta dello Sport per Ricardo Rodriguez, terzino svizzero del Milan che svela un retroscena sull’Inter

Il suo presente e futuro si chiama Milan ma, nel recente passato, l’Inter ci aveva fatto più di un pensierino. Ricardo Rodriguez si racconta a La Gazzetta dello Sport, partendo dalla nascita difficoltosa:

«Io quando sono nato ero in pericolo di vita per un’ernia diaframmatica. Mi hanno operato subito: era 50-50 tra vita e morte. Per questo ringrazio Dio, anche per le cose piccole. Ho capito che ci hanno dato questa vita, dobbiamo cercare di essere felici. Siamo qui per questo».

DERBY E MERCATO – «Il derby è speciale. Quando ero piccolo lo Zurigo era la mia squadra preferita assieme al Valencia e i derby col Grasshoppers erano sentiti: lo stadio pieno, i fumogeni. A me piace se la partita è calda. La sfida con il mio amico Perisic? Ivan è fortissimo, è pericolosissimo. È forte, ha fisico, è rapido, salta e soprattutto gioca con due piedi. La sua mentalità mi piace: anche a Milano siamo usciti a mangiare insieme. Che può fare chi lo marcherà? Stargli sempre vicino. E sperare che non sia in giornata. Io all’Inter? Sì, l’Inter ha parlato con il mio procuratore nella prima parte dell’anno ma il Milan, quando è arrivato, ha chiuso rapidamente. E io sono felice di giocare il derby per il Milan».

MOMENTO DIFFICILE – «Che cosa non sta funzionando? Difficile dirlo. Il calcio è così: giorni buoni e altri no. Forse i nuovi vogliono mostrare di essere all’altezza e si mettono pressione: ci sono calciatori che la gestiscono meglio di altri. Il Milan vuole vincere, è normale che la società intervenga: la vita è così, decidono i capi. Poi non so che è successo con Marra, sono arrivato un giorno e non c’era più. Mai più visto. Mi piaceva, un bravo ragazzo. La dieta? Al Milan si può mangiare tutto, anche se io preferisco il latte di riso o di soia. Chi è il rigorista? Nelle ultime partite io ero il primo e Kessie il secondo. Non so come tirerò, decido all’ultimo istante: è puro istinto».

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