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Rinaldi: «La Nazionale? Lì con consapevolezza, maturità e testa»
La Rinaldi ha raccontato un po’ del suo passato partendo dagli albori con una palla da calcio sino alla maglia della Nazionale
Ecco le parole della Rinaldi attraverso una diretta Instagram con della SSD Minerva Milano in merito alla sua vita da calciatrice.
La vita in quarantena – «In questi giorni sono occupata con il mio lavoro di graphic designer. Lavoro per un’azienda di vini, “Le vigne di Silvia”, un’ex calciatrice e stiamo facendo dei video per promuovere delle annate nuove. Inoltre sto frequentando un corso per la mia università telematica. Insomma sono molto impegnata! Amo stare a casa Milano, perché mi regala bellissimi tramonti. Mi toccherà stare qua un’altra annata»
Le conseguenza sul calcio femminile – «Io non so se questa situazione possa portare un deficit al calcio femminile, perché è un arresto generale nel mondo del calcio. Sicuramente non bisogna assolutamente mollare dopo tutti questi passi in avanti che ha fatto movimento del nostro calcio»
Gli inizi – «Sono nata dopo che mia mamma ha ricevuto una pallonata involontaria da parte il mio cugino! Sono nata di otto mesi. Ho sempre giocato a calcio, anche se ho fatto tantissimi altri sport, tra cui danza classica, baseball… Però mi mancava far parte di una squadra e poi a pochi chilometri da casa ho scoperto la scuola calcio, a Roseto degli Abruzzi. Da li ho fatto due anni insieme maschi e poi un signore che stava ristrutturando i campi della Roseto Girls mi notò. Dopo inizia dalla A2 con una trasferta a Firenze dove entri e feci gol dopo 5 minuti. È stato curioso che poi ho fatto proprio a Firenze gran parte della mia carriera. Se ripenso i primi anni a Bardolino Verona… ricordo che facevo le foto di ogni cosa che ci davano. Per me era una realtà pazzesca. C’erano Girelli, Paliotti, Parisi… Abbiamo vinto tantissimo… E quell’annata me la porto nel cuore. Al sSud Tirol diciamo che fu più dura, posso dire di essermi fatto comunque le ossa»
America e Fiorentina – «A Firenze finalmente la ruota ha cominciato a girare, entrai anche all’università di disegno industriale. Sicuramente feci molti sacrifici anche perché giocavamo gratis, ma nessuna si tirò indietro. La Fiorentina andò nell’arco di due anni a fare il primo campionato e, per quanto oggi ci siano altre squadre, devo riconoscere la Fiorentina il ruolo di “apri porta”. Anche in America ho trascorso dei bellissimi momenti, andavo in estate a campionato finito, perciò non ho mai staccato per la vacanza ma ero molto carica e l’ambiente americano è pazzesco»
Nazionale – «La convocazione nazionale? Ci sono andata con consapevolezza, maturità, testa. Mi sono messa nei panni di un osservatrice ricordo molto bene. L’ho vissuta come un’esperienza profonda»