Sacchi: «Il Milan ha vinto spendendo meno di tutti. Bravi i dirigenti»
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Sacchi: «Il Milan ha vinto spendendo meno di tutti. Bravi i dirigenti»

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Sacchi: «Il Milan ha vinto spendendo meno di tutti. Bravi i dirigenti». Le parole dell’ex tecnico rossonero

Arrigo Sacchi ha parlato a La Gazzetta dello Sport dello scudetto del Milan.

COSA LO HA COLPITO – «Innanzitutto la lungimiranza del club. Ha vinto lo scudetto la squadra che ha speso meno di tutte tra quelle di fascia alta. I dirigenti hanno saputo mettere sul tavolo idee innovative, sono andati a scovare giocatori che pochi conoscevano e sono stati bravissimi. Bravo Gazidis a tenere i conti in ordine, bravo Maldini e bravo Massara a scegliere gli uomini giusti per il progetto che avevano in testa e che era stato condiviso con l’allenatore. Vedo un grande lavoro di squadra, cosa che in Italia si fa raramente per non dire mai. Complimenti».

NON FAVORITA – «Decisamente no. C’era l’Inter che era campione in carica e aveva investito parecchio, c’era la Juve che riabbracciava Allegri in panchina, c’era il Napoli di Spalletti, e poi la Roma di Mourinho. Il Milan, però, con la forza delle idee, con la compattezza del gruppo, ha saputo imporre il proprio stile. Sia a livello di strategie societarie, sia a livello di gioco».

SEGRETO – «Nessun dubbio: il collettivo. Il Milan ha dimostrato, anche se non sempre, di essere un collettivo sul campo. E quando è stato un collettivo, cioè spesso, ha divertito il pubblico e ha proposto un calcio europeo, finalmente lontano dalla vecchia tradizione italiana. Un calcio fatto di pressing, di entusiasmo, di spirito di sacrificio, di buon possesso palla, di sinergia. Quando si arriverà all’interiorizzazione, allora sì che sarà davvero stato raggiunto il massimo».

IMPRESSIONATO DA – «Dico Leao, perché è un ragazzo che ha enormi potenzialità, ma non sempre è continuo nel rendimento. Però, quando scappa in velocità, è davvero uno spettacolo. E poi ho seguito con attenzione la crescita di Tonali. Mi hanno sorpreso anche i due centrali difensivi Kalulu e Tomori. Chi li conosceva? Bravo il dirigente che li ha scoperti e bravi loro».

ORIZZONTI EUROPEI – «Un passo alla volta, senza mettere troppa pressione. Ricordiamo che il gruppo è giovane e i giovani passano facilmente dall’entusiasmo alla depressione. Non chiediamo loro di diventare subito campioni d’Europa, ma chiediamo loro di migliorarsi giorno dopo giorno. La strada è tracciata, non resta che seguirla cercando di evitare la sindrome del successo: quando ti senti arrivato, sei già finito. Ecco, vorrei che questo Milan si considerasse all’inizio di un percorso. Di strada da fare ce n’è ancora parecchia».

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