HANNO DETTO
Scanziani: «Mancini ha imparato da Mantovani. Vialli? Penso questo»
Alessandro Scanziani racconta Roberto Mancini: le parole dell’ex calciatore della Sampdoria a La Repubblica
Alessandro Scanziani racconta Roberto Mancini: le parole, ai microfoni di La Repubblica, dell’ex calciatore della Sampdoria.
MANCINI SAMPDORIA – «Roberto arrivò a diciassette anni. Siamo stati insieme quattro campionati. Era introverso e riservato, non come Vialli, che parlava in continuazione. Non era possibile capire se potesse diventare un allenatore, ma come calciatore era già un fenomeno. Era reduce da nove gol in una squadra retrocessa a un’età in cui i suoi coetanei sono nella Primavera. Fondamentalmente ricordo un bravo ragazzo, che voleva diventare un calciatore vero».
TITOLARE SUBITO – «Mancini è diventato subito titolare, ma quando è arrivato Vialli era stato messo in discussione perché c’era anche Francis, un fuoriclasse assoluto. Gli è forse servito, però, per crescere. Ha avuto problemi con i due tecnici di quel periodo, Ulivieri e Bersellini, ma aveva già un carattere forte». Si stava costruendo il gruppo dello scudetto, granitico in campo e fuori. «Il clima era ottimo ed i giovani erano molto uniti dentro e fuori dal campo. Personalmente frequentavo molto Bordon e Bellotto, anche per l’affiatamento delle nostre mogli».
MANTOVANI – «Ha imparato molto da Mantovani, un “papà” calcistico di cui era diventato, di fatto, il quinto figlio. Nell’ultimo periodo a Genova era già un consigliere privilegiato del presidente. Credo che essere diventato un giocatore importante alla Sampdoria lo abbia aiutato molto di più che se fosse andato altrove. Il presidente era unico. Quando, nel primo incontro, mi disse che avrebbe voluto vincere lo scudetto, ero scettico, perché eravamo ancora in B. Adagio adagio mi ha convinto che non erano solo parole».
ITALSAMP – «Penso che abbia voluto persone di massima fiducia, con cui confrontarsi senza filtri e che lo conoscano bene a livello tecnico ed umano. Nessuno, però, è come Vialli, che lo completa anche caratterialmente. Forse, anche per questo situazione ideale, è riuscito a regalare tanta sicurezza ai giocatori».
ALLENATORE – «Ho seguito tanti allenamenti e mostrava grande personalità. Si vedeva già che aveva tutte le qualità per essere un fenomeno anche come allenatore. Mi ricordo un venerdì, stava preparando le palle inattive contro, con marcature a zona, ed a favore. Ero con il mio ex compagno Lele Oriali e gli dissi, in modo scherzoso, che con marcature così avrei segnato tutte le domeniche. Avevo ripetuto il concetto anche a Roberto, ma non sono riuscito a convincerlo. Andava dritto per la sua strada, non ascoltava nessuno. Era sicuro di avere ragione e si vedeva che anche i suoi giocatori erano convinti di questa scelta. Questa è la dote migliore di un tecnico, farsi seguire dalla squadra».